Il tribunale penale del Cairo ieri ha confermato la condanna a morte per impiccagione nei confronti del presidente egiziano Mohammed Morsi, per il suo ruolo in una evasione di massa da un carcere nel 2011. La nuova sentenza è arrivata dopo una prima condanna a morte, sulla quale era stato chiesto il parere del Gran Mufti. Lo ha annunciato ieri il presidente del tribunale.

La sentenza è stata letta in diretta tv. La condanna a morte, come chiarisce il sito del quotidiano al-Ahram, può essere impugnata. La vicenda riguarda la fuga di massa dal carcere di Wadi Natroun a gennaio 2011, per la quale sono finiti sotto processo 130 imputati (molti di loro sono latitanti), tra i quali Morsi.

Le accuse sono danneggiamento e incendio alla prigione, omicidio, tentato omicidio, saccheggio del deposito di armi del carcere, liberazione di prigionieri. Secondo la procura, tra i detenuti evasi con l’aiuto dei militanti dei Fratelli Musulmani si contano altri esponenti della Fratellanza e membri di Hamas e di Hezbollah, oltre a jihadisti e criminali comuni. Nella mattinata di ieri lo stesso tribunale ha condannato Morsi all’ergastolo (che in Egitto equivale a 25 anni di carcere) per spionaggio a favore di organizzazioni straniere.