Nella elegante sede del Palazzo del ghiaccio a Milano, si è aperta ieri Bellissima – Fiera di libri e cultura indipendente. L’iniziativa che prosegue fino a domenica, con il patrocinio del Comune di Milano, è organizzata dalla cooperativa Doc(k)s – Strategie di indipendenza culturale. Dal grande successo di Book Pride, che ha avuto luogo nello stesso capoluogo lombardo l’anno scorso, Bellissima si sposta per rappresentare un’esperienza che dia conto di un confronto critico sui temi che percorrono l’intero mondo della cultura «non allineata» e che possa porsi non solo come una mera occasione di categoria. Non conforme quindi, anche a uno standard che immaginerebbe un progetto simile unicamente di sostegno ai piccoli editori, Bellissima desidera nei fatti e nel titolo stare sulla scena come eccedenza, superlativo sensibile all’imprevisto e al tempo e che veicola certo presentazioni e novità librarie ma non si muove solo attorno al mercato editoriale; piuttosto possa rappresentare il processo di partecipazione e cooperazione del lavoro culturale.
Sul filo di «urgenza e pazienza», due elementi che risuonano nel programma che si prefigge Doc(k)s, Bellissima è luogo di attraversamenti che aprono a differenti forme della scrittura per forare e raccontare, tagliare e ricucire le nuove fisionomie del libro, della lettura e dell’enorme lavoro che viene portato avanti da progetti apparentemente collaterali eppure cruciali. Appaiono così più chiari i percorsi plurali che si affacciano all’interno della location liberty di Via Piranesi, come cioè si dispongono i molti e le molte ospiti che affolleranno la fiera. Ottimi e numerosi gli editori presenti, da Sellerio a Lindau e Quodlibet, DeriveApprodi, Johan&Levi e Contrasto. Notevole la sezione a cura della berlinese ArchiveBooks dedicata a esperienze editoriali internazionali che non sono distribuite in Italia o che semplicemente sono di difficile accesso, come Spector Books (Lipsia), Sternberg Press, b_books ed Errant Bodies (Berlino), Valiz (Amsterdam), Occasional Papers, Bedford Press, AA Publications e Mute (Londra).
Dopo il riscontro degli incontri di ieri con l’attesissimo Frédéric Martel che, in seguito alla sua inchiesta sulle reti, ha parlato del futuro dell’editoria nell’epoca digitale, oggi sarà la volta dell’appuntamento con Marco Frullanti, autore del libro Il futuro degli ebook per le edizioni Nativi Digitali e della presentazione di Antropologie digitali del collettivo Ippolita (Jaka Book) introdotto da Marco Liberatore.
Raccolte di ulteriori mappe del presente sono gli incontri con Giorgio De Finis, curatore del volume Exploit. Come rovesciare il mondo ad arte (edizioni Bordeaux), discusso da Nicolas Martino, Massimo Mazzone e Andrea Facchi, ma anche L’anima al lavoro, per DeriveApprodi, di Franco Berardi Bifo in discussione con Ilaria Bussoni e Cristina Morini. Non potevano mancare infatti alcuni incontri sul lavoro e l’economia, in seguito all’incontro di ieri con Roberto Ciccarelli e Giuseppe Allegri a partire dal libro Il quinto stato, oggi è la volta della discussione intorno alla Carta dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente a cura della Coalizione 27 febbraio, insieme al dibattito di domenica sulle alternative alla sharing economy condotto, tra gli altri, da Tiziana Terranova e Trebor Scholz. Ulteriore focus è dedicato alla relazione tra romanzo e mercato, a cura di Nanni Balestrini con la partecipazione di Aldo Nove, Paolo Fabbri, Daniele Giglioli e Angelo Guglielmi.
Attenzione per la filosofia, la narrativa, la musica e la psicoanalisi – un pomeriggio intero verrà dedicato domani alla figura di Elvio Fachinelli – spazio interessante verrà dato anche alla fotografia. Se ieri Maysa Moroni è stata seguita con interesse per il suo racconto esperienziale di lavoro come photo-editor, oggi spicca la conversazione sulla fotografia tra Tano D’Amico e Uliano Lucas. Una riflessione sulla connotazione e il ripensamento degli spazi, da quelli geopolitici sull’Europa agli urbani attraverso l’arte pubblica e le pratiche sociali, fino alle forme e i modelli delle stesse kermesse culturali.
Altri appuntamenti ridisegnano ulteriori cartografie critiche, come quello su archivi e documentari nell’arte contemporanea, a cura di Marco Scotini, Elena Volpato, Carlos Prieto del Campo e Paolo Caffoni in occasione della pubblicazione in inglese per la casa editrice Archive Books del volume Politics of Memory.
Ed è proprio questo l’augurio da porgere a Bellissima nel giorno della sua nascita: saper tessere memoria e realtà, ancora. E farsi grande.

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SCHEDA 1:

Moroni, Bianciardi e Fachinelli. Esistenze indipendenti a «Bellissima»

L’indipendenza degli intellettuali è il mantra che ha accompagna la discussione sul rapporto tra produzione e industria culturale. Theodor W. Adorno ne rivendica l’autonomia non solo per segnare la distanza dai processi di mercificazione, ma anche e soprattutto per indicare la strada che un pensiero critico deve percorrere in una realtà che tende a cancellare ogni possibile alterità rispetto lo spirito del tempo. In tempi più recenti, è stato un altro intellettuale che ha auspicato l’indipendenza come tratto distintivo della produzione culturale dopo l’eclissi di quella figura importante che è stato il gramsciano «intellettuale organico». Nella fiera dell’editoria indipendente in corso a Milano, sono state scelte tre figure per qualificare uno stile dell’enunciazione della critica allo status quo in tempi di trasformazione dell’operatore culturale in forza-lavoro. Il primo non poteva essere che Primo Moroni, l’eclettico intellettuale che dagli anni Sessanta alla sua morte ha rappresentato una figura cardine nello sviluppo dei movimenti sociali di Milano. Lo hanno ricordato venerdì Sergio Bologna e Giaro Daghini. Sabato, invece, sarà la volta di Luciano Bianciardi (ne ripercorreranno la sua «vita agra» di indisciplinato lavoratore culturale Arnoldo Bruni e Beppe Sebaste). E domenica, invece, sarà la volta di Elvio Fachinelli, psicoanalista animatore dell’«Erba Voglio». Su di lui interverranno Giuditta Fachinelli, Romano Madera, Luisa Muraro, Massimo Recalcati e Pier Aldo Rovatti. (Ben Olds)

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SCHEDA 2:

Il lungo Sessantotto italiano. Un palazzo di ghiaccio per Toni Negri

Il lungo Sessantotto italiano. È il titolo scelto per la presentazione del libro di Toni Negri «Storia di un comunista» (Ponte alle Grazie) alla fiera dell’editoria indipendente di Milano. L’appuntamento è per le 16 al Palazzo del Ghiaccio. L’incontro avrà la forma della conversazione tra Gad Lerner, Toni Negri e Girolamo De Michele, che nel libro ha condotto il mare in tempesta dei racconti dell’intellettuale padovano nel porto di una autobiografia che intervalla percorso filosofico e narrazione della sua partecipazione a Potere Operaio prima e l’autonomia operaia dopo. Il volume non nasconde l’ambizione di restituire il percorso di una parte della generazione del Sessantotto variamente qualificata come «operaista». E nel volume, infatti, una parte rilevante è occupata dalla ricostruzione della discussione dentro la redazione dei «Quaderni Rossi» prima e di «Classe operaia» poi. Un volume che offre uno spaccato di un’Italia in rivolta, dove la condizione necessaria per fare l’intellettuale era la partecipazione alle lotte operaie e sociali. Negri ricostruisce passaggi, intuizioni, percorsi teorici, considerando il Sessantotto e il Settantasette come due movimenti che hanno visto l’irruzione dell’operaio- massa sulla scena politica, ma anche il suo declino. Ed è proprio il Settantasette che è considerato da Negri come il movimento che annuncia l’entrata in scena di una nuova figura produttiva che mette in campo saperi, conoscenza, affetti come mezzi di produzione. (Ben Olds)

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SCHEDA 3:

La Signora del cinema

Oggi alle 18.15, all’interno della fiera «Bellissima», una conversazione a cura di Eugenio Cappuccio per ascoltare Liliana Cavani a partire da un argomento che da sempre ha contraddistinto la sua pratica cinematografica: la libertà. E proprio all’insegna di quest’ultima si apre anche «I cannibali» che verrà proiettato alle 21.40 al cinema Beltrame. Rivisitazione dell’Antigone sofoclea, il film del 1969 è ambientato in una Milano algida, indifferente e onirica che cammina tra i cadaveri di una rivolta giovanile. La Antigone di Cavani non sta alle regole di uno Stato orwelliano e capitalista e decide di seppellire il proprio fratello. Verrà catturata, torturata e in seguito uccisa dalle forze dell’ordine ma diventerà esempio per una comunità intera che ne imiterà le intenzioni e ne testimonierà l’impegno. (Ale. Pi.)