«Il fondo di sostegno al pluralismo non è stato minimamente scalfito, anzi quest’anno aumenta perché arriva in disponibilità l’extragettito del canone Rai». Il sottosegretario pentastellato con delega all’Editoria, Vito Crimi, rispondendo ad una domanda dell’onorevole Luigi Casciello durante il Question time in commissione Cultura della Camera, ripete quanto già noto: non è una questione di finanze mancanti.

E infatti è quello che aggiunge – in Parlamento, non sui social – che fa la differenza: al deputato di Forza Italia che gli chiedeva quali misure il governo intenda adottare per salvare le circa 200 cooperative di giornalisti e poligrafici, editrici di periodici, strozzate dalla mannaia sul finanziamento pubblico all’editoria, Crimi ammette che applicherà un nuovo e del tutto personale criterio per decidere quali testate sono fonti di pluralismo e quali no.

Premesso che il «governo è fermamente intenzionato a promuovere, tutelare e sostenere pluralismo, indipendenza e libertà di stampa», il sottosegretario grillino spiega che «quello che bisogna fare non è sostenere le singole testate per farle vivere ma sostenere il pluralismo, perché esistano più testate». Cosa voglia dire esattamente è presto detto. Crimi assicura che è sua intenzione tutelare quell’«80% di cooperative editrici» che pubblicano periodici locali, visto che l’«editoria locale è considerata un deterrente contro la corruzione, perché ha una visione più ampia di quanto accade localmente». E perché «quelle realtà di periodici locali non hanno capacità di raccogliere pubblicità».

Mentre, sostiene Crimi contro ogni dato di realtà, «più ampio è il territorio di diffusione, maggiore è la capacità di accedere al mercato della pubblicità». Motivo per cui «nel provvedimento di abolizione dei contributi diretti è stata disposta una specie di moratoria per questa piccola editoria, che per tre anni continuerà a percepire 500 mila euro».

Dunque il vero obiettivo del M5S sono una manciata di giornali: «Perché, che il 30% del fondo era destinato a cinque testate (secondo criteri di proporzionalità, ndr), era una distorsione».

A tradurre il Crimi-pensiero in termini democratici ci pensa il deputato Casciello rispondendo al sottosegretario: «Nessuno dice che avete annullato il fondo del pluralismo ma avete fatto qualcosa di più grave: avete deciso un’operazione chirurgica – lo ha anche ribadito oggi – contro l’Avvenire, Libero e il manifesto. Voi vi siete assunti la responsabilità di decidere il pluralismo da chi viene garantito. E questo è l’antitesi del pluralismo: non compete al governo, o alla politica, decidere chi sia fonte di pluralismo. Questo è uno Stato democratico, non uno Stato etico».