Sotto ci sono il mare cristallino e le rocce di Rio Marina, e a soli tre chilometri, salendo le strette stradine tortuose dell’isola, il piccolo borgo di Rio nell’Elba, in una piazza che la sera è un’agorà ventosa dove spira un’aria fresca, ristoratrice, da otto anni si danno appuntamento gli editori indipendenti italiani all’Elba Book festival. Sono 28 quest’anno ad allestire i gazebo e gli stand con i volumi in bella vista, editori di cultura come La vita felice, fila37, che si occupa principalmente di racconti di sport, come Astarte, nata nel 2019 in Toscana per raccontare il Mediterraneo, Odoya o WoM edizioni (il loro motto è la frase di Ballard «Qualunque sciocco può scrivere un libro, ma ci vuole un vero genio per venderlo»), piccole o piccolissime case editrici indipendenti che cercano di trovare una identità e uno spazio nel mare magnum dell’editoria, con problemi di risorse, distribuzione, ma anche portatrici di originali e rare progettualità, le quali danno vita a libri eretici e collane impossibili da realizzare nei grandi marchi.

Orfeo Pagnani, che con la moglie Maura Sassara dirige la romana Exòrma, una delle più originali etichette della nuova editoria italiana, con la narrativa di qualità di «quisiscrivemale» e reportage dal mondo, che incontriamo nel suo stand. «Anche noi piccoli editori siamo un’isola in mezzo ai marosi, che resiste agli attacchi delle grandi navi» dice, «e poi Exòrma è legata al mare, mollare gli ormeggi, navigare in mare aperto, viviamo una situazione molto complicata, si sono ridotti gli spazi, Amazon impera, questo ci obbliga a rafforzare l’identità e la qualità dei nostri libri».

DOPO I ROMANZI di Adrian Bravi, il vendutissimo La strage dei consuntivi di Massimo Roscia, in autunno farà un lancio vero di un libro uscito a giugno, Essere mille di Stefano Cascavilla, che insegue i luoghi siciliani di Garibaldi e l’epica dell’eroe dei due mondi. Invece Paolo Primavera di Edicola è qui sin dalla prima edizione e ha un’altra storia, quella di una casa editrice nata in Cile nel 2013, dove ha fatto il fotoreporter per 14 anni prima di tornare a Ortona, «dal 2015 siamo distribuiti anche in Italia, attraverso le traduzioni cerchiamo di creare un ponte tra i due paesi, portare la cultura italiana in America Latina, mentre qui da noi pubblichiamo autori cileni e colombiani come Pedro Lemebel, autore ancora tutto da scoprire». Una delle prossime uscite, quello che chiama «gioiellino interno», è Inti Illimani, memorie del futuro, scritto dal sociologo Federico Bonadonna con il leader del gruppo musicale Jorge Coulón Larrañaga.

C’è anche Marcos Y Marcos, l’editore di Carver, Fante e Peter Bichsel, quello del poeta Luigi Di Ruscio (Poesie scelte), «è un ritorno» dice Claudia Brizzi, che ammette «si respira un po’ anche un’aria di vacanza», e mi confessa che nei prossimi mesi punteranno su Sangue delle bestie del belga Thomas Gunzig e poi su un nuovo titolo di Stefano Amato.

L’INFATICABILE Marco Belli, fotografo ferrarese e direttore artistico del festival, racconta che «dopo due anni di pandemia, che comunque non ci hanno fermato, perché abbiamo fatto delle edizioni in breve in presenza, si riparte con una edizione dedicata alla Meraviglia, dal 2018 abbiamo dato vita a una rete di festival italiani, la Rete Pym per la promozione del libro, da otto anni si tiene il Premio Appiani per la traduzione e da due il Premio Demetra, unico nel suo genere e dedicato alla letteratura ambientale».

Ma tutto è nato da un luogo sacro che si trova alle pendici del Monte Sera, l’eremo di Santa Caterina, «la cultura indipendente fin dagli anni ’70 ha sviluppato in quei luoghi un cenacolo di artisti europeo, frequentato da Hervé Guibert, Hans Georg Berger, Michel Foucault, Norberto Bobbio, Nan Goldin, tra gli altri, ci siamo legati a quella memoria».