Osannato ma anche letto con spirito critico da molti, Storia del paesaggio agrario italiano, di Emilio Sereni edito nel 1961, ha rappresentato il punto di riferimento degli studiosi, e dei politici (parliamo di un autore dirigente dell’allora Pci), per lungo tempo, almeno quello in cui la geografia, agraria e non, è stata una delle due materie fondamentali (l’altra era la storia) della lotta politica. Oggi l’editore Viella dà alle stampe Il paesaggio agrario italiano. Sessant’anni di trasformazioni da Emilio Sereni a oggi, 1961-2021 (a cura di Carlo Tosco e Gabriella Bonini, pp. 724, euro 38) che raccoglie gli atti del convegno organizzato dall’Istituto Alcide Cervi di Gattatico (Reggio Emilia), sede della Biblioteca e dell’Archivio di Emilio Sereni.

CINQUANTASEI interventi di studiosi più le introduzioni di altri danno al libro un valore di stimolo per la ripresa di una discussione sul mondo rurale di oggi nel nostro paese, quanto mai necessaria, soprattutto in questi anni di passaggio dove è obbligatorio interrogarsi sul perché di due atteggiamenti apparentemente contrapposti: una vera e propria «emarginazione» sofferta dal paesaggio rurale almeno dagli anni Sessanta ai Novanta del secolo scorso in troppe parti del paese, e uno sfruttamento del suolo che ha prodotto manipolazioni discutibili del paesaggio e inquinamento criminale.

I TESTI VANNO dal rapporto tra archeologia e paesaggio ai catasti e alle politiche di tutela, dal tentativo di rinascita dell’agricoltura e al suo nuovo impatto col paesaggio alle persistenze pastorali e alla trasformazione prodotta dalle colture vitivinicole, dalle analisi delle attuali trasformazioni nelle regioni e nei territori più emarginati al sempiterno problema agrario del nostro Sud e al ruolo dei distretti.

SONO INTERVENTI che si interrogano (e ci interrogano) sul rapporto tra conservazione e cambiamento, sul recupero dei paesaggi in abbandono, sul senso da dare in ambito paesaggistico alla parola modernità, sui nuovi habitat produttivi e sulle politiche ambientali. E se, per citare solo due dei saggi presenti nel volume, «si deve sempre fare attenzione che la conservazione sia attiva e non si trasformi in un fenomeno di fossilizzazione» (Patrizia Burlando), non bisogna dimenticare «tre aspetti indipendenti ma strettamente correlati nel paesaggio rurale: forestale, agricolo, urbanistico» (Ilaria Falconi). Paesaggio urbano e paesaggio rurale possono diventare due contraddizioni feconde se vengono affrontate senza rapacità di sfruttamento dell’una sull’altra.