Se vuoi avere il polso della situazione, osserva le strade della città perché niente come i suoi muri parla. Stratificazioni di significati che vengono reinventati ogni giorno, appena un nuovo sguardo si posa sulle crepe intessute dal tempo nella superficie del paesaggio urbano. E’ l’intuizione che guida il collettivo CHEAP, progetto di street poster art nato a Bologna dall’intesa creativa di sei donne, e che ha scelto di affidare alla carta incollata secondo la tecnica del paste up la sua «dichiarazione d’intenti in termini di dedizione all’effimero e ricerca del contemporaneo come temporaneo», affermano le sue componenti.

L’ULTIMA CONTAMINAZIONE DAL TITOLO eloquente che cita Rosa Luxemburg, Ecofemminismo o barbarie, è nata grazie al coinvolgimento voluto da ActionAid Italia per il Festival della Partecipazione, di cui è promotore insieme a Cittadinanzattiva e Legambiente, in collaborazione con Caritas e Fondazione Innovazione Urbana, che si è tenuto nel capoluogo emiliano dal 24 al 26 giugno. Il collettivo ha scelto di rappresentare il contenuto individuato al momento come più pressante: quello della giustizia climatica, indissolubilmente legata alla giustizia sociale e alla visione trans-femminista che da sempre caratterizza e attraversa il messaggio di CHEAP e che può essere l’unica a fornire uno sguardo verso la Terra che comprenda allo stesso modo tutti i sui abitanti, siano essi umani, vegetali o di qualsiasi altra forma vivente.

IL COLLETTIVO HA PORTATO ALCUNI contenuti da diverse fonti di ispirazione, come Donna Haraway, Fukuoka, Deleuze e Laura Pulido e li ha elaborati nell’incontro con l’illustratrice brasiliana Camila Rosa, che della sua terra porta la forza delle lotte dei movimenti indigeni, ultimi guardiani di spazi vegetali vitali, come quelli della regione del Cerrado, la vasta area ricca di biodiversità e di riserve d’acqua che le comunità locali stanno difendendo dall’attacco dell’agroindustria insieme agli attivisti di ActionAid Brasile.

«ABBIAMO CERCATO DI SVILUPPARE un progetto che proponesse delle strategie non umane per realizzare un ambientalismo di stampo ecofemminista» racconta Sara Manfredi, di CHEAP. «Dalle piante abbiamo mutuato l’idea che la sorellanza possa essere infestante, così come la partecipazione rizomatica; abbiamo tradotto il salto di specie in salto di comunità, per avvicinarci all’idea che non dovremmo solo occuparci di comunità umane, ma cercare di interagire con tutto ciò che di vivente c’è sul pianeta. Tutto questo lo abbiamo poi condiviso e rielaborato con Camila Rosa, ed è stato molto interessante per noi lavorare con lei, sia per la sua esperienza personale, come artista eco-femminista, sia per la sua provenienza da un paese in cui i movimenti ambientalisti sono sempre stati molto forti, radicati nelle comunità locali, ma allo stesso tempo connessi con diverse lotte e rivendicazioni di diritti».

E’ DA QUESTO CONNUBIO CHE SONO NATI i poster che oggi urlano il loro messaggio dai muri del centro di Bologna (ci restano ancora per pochi giorni, fino ai primi di agosto): attraverso le illustrazioni potenti di Camila Rosa, un mondo selvatico e selvaggio reclama l’attenzione che al tema della giustizia ambientale e climatica dovremmo riservare, richiamandoci dalle viscere più ancestrali della madre terra, per ricordarci la radicalità del pensiero quando si sottrae alle logiche perverse del sistema patriarcale che è alla base del modello estrattivista in cui viviamo. Le immagini, assecondando un’urgenza che non può che essere rappresentata a tinte forti, accompagnano i claim: Ecofemminismo o barbarie riposiziona il punto di vista femminista come fondamentale all’interno del dibattito e dell’attivismo ambientale; Alleanze radicali parla della ricerca di una visione totalmente nuova nell’approccio agli ecosistemi con cui conviviamo, fino ad auspicare un Salto di comunità, per ricomporre il nostro immaginario, aprendolo ad altre specie come ad altre identità, distogliendoci dal nostro antropocentrismo ormai evidentemente obsoleto e invitandoci ad andare oltre una concezione automatica e stereotipata dell’umano.

IN QUESTO CONTESTO Cura integrale e Sorellanza infestante divengono concetti chiave del ripensare gli agglomerati umani in termini di bene comune, propulsori del cambiamento necessario per abbracciare un pensiero pulito, non più inquinato né colonizzato. E’ necessario quindi Generare tumulto, per scuotere un presente che stenta a superare la crisi post liberista in atto; per riportare i territori, le foreste, le selve, anche urbane, nelle mani della comunità, attraverso una vera e propria Riappropriazione indigena.

DURANTE I GIORNI DEL FESTIVAL, in cui si è tenuto anche l’incontro su pratiche femministe tra arte pubblica e riappropriazione urbana tenuto dal collettivo e l’illustratrice, Rosa e alcune componenti di ActionAid hanno partecipato all’affissione dei poster lungo le vie cittadine, sperimentando in prima persona che cosa significa scendere in strada in una decina di donne la notte, quando la città si sottrae e pone delle barriere di genere, per agire in quella riappropriazione dello spazio pubblico che è la pratica alla base del progetto di CHEAP.

«I CONTENUTI SIMBOLICI E SUGGESTIVI che dominano gli spazi urbani riflettono i segni della cultura vetero patriarcale, quindi quello che cerchiamo di fare è di immettere delle narrazioni controegemoniche all’interno delle città: nel riappropriarcene andiamo a ridefinire spazi e equilibri ribadendo l’importanza di un femminismo intersezionale come strumento per leggere tanto i meccanismi di sfruttamento quanto le potenzialità della lotta quando è interconnessa fra ambiti diversi: il femminismo che si posiziona all’interno delle battaglie ecologiste riesce a leggere le dinamiche del potere di esclusione e privilegio sulla base di genere, classe e razza e noi pensiamo che sia con questo sguardo che bisogna ripensare il nostro rapporto con il pianeta e l’impegno nei confronti della giustizia climatica e ambientale».