Nel mare sottostante, all’estremità nord-occidentale dell’Isola d’Elba, ci passano anche le balene. Siamo nel cuore del Santuario dei mammiferi marini Pelagos, area naturale protetta di interesse internazionale, e anche la terraferma che circonda Punta della Polveraia fa parte del Parco dell’Arcipelago toscano. Un piccolo angolo di paradiso, dominato da quello che per gli elbani è un simbolo, il Faro di Patresi. Diventato ora un casus belli fra associazioni ambientaliste e comunità locale da lato, e una società privata che vuole trasformare la struttura ex militare in un albergo di lusso, con piscina, ristorante e lounge bar. Un «eco-mostriciattolo», così come Legambiente e Italia Nostra hanno ribattezzato il progetto di trasformazione del faro.

Faro Patesi rendering 1
Rendering del progetto del ministero della Difesa

PRINCIPALE RESPONSABILE dello stato delle cose è Difesa Servizi spa, la società in house del ministero della Difesa, che nel giugno dello scorso anno ha avviato le procedure per l’affidamento in concessione di alcuni fari della Marina Militare. Tra questi c’è appunto anche quello di Punta Polveraia, a Patresi, nel territorio comunale di Marciana.

Il disciplinare di gara prescriveva che le offerte dovevano prevedere «un intervento di elevato valore culturale legato, ad esempio, alla ricerca scientifica e/o ambientale e/o alla didattica, soprattutto in relazione al contesto storico, militare e paesaggistico, nonché una gestione privatistica che garantisca la fruibilità e l’accessibilità del faro e delle aree esterne di pertinenza: permanente o temporanea, in determinati periodi o fasce orarie, in occasione di eventi o attività culturali, ricreative, sportive, sociali e di scoperta del territorio che tengano conto del contesto e dei fabbisogni locali».

A conti fatti invece, denunciano le combattive sezioni di Legambiente e Italia Nostra dell’Arcipelago toscano, è stato premiato un intervento a forte impatto ambientale e paesaggistico: «Si è preferito un progetto che prevede nel Faro un esercizio ricettivo/ristorativo e una sostanziale privatizzazione della struttura. Per un pugno di euro in più le tematiche ambientali, sociali, paesaggistiche e storiche di un luogo unico sono passate in secondo piano».

Di fronte alle puntuali osservazioni ambientaliste, la reazione della società vincitrice del bando, la Alfa Promoter srl, non si è fatta attendere: «La gara per il faro di Punta Polveraia è stata vinta da un’associazione di imprese elbane e livornesi, il cui obiettivo dichiarato è quello di far sì che anche il faro di Patresi diventi un posto magico, suscettibile di creare valore indotto all’intero territorio elbano». A seguire una puntualizzazione urbanistica. «Il progetto della associazione vincitrice del bando di gara ha dichiaratamente ricalcato quello del Faro di Capo Spartivento, considerato un’eccellenza a livello mondiale e premiato dai vertici della Marina Militare». Infine un’osservazione velenosa, con un’allusione a un possibile contatto tra le associazioni ambientaliste e la società arrivata seconda alla gara.

VA DA SÉ CHE LEGAMBIENTE e Italia Nostra hanno rinviato le accuse al mittente: «Abbiamo solo dato un giudizio dal punto di vista ambientale e paesaggistico dell’insostenibile progetto presentato, che ora ci si dice copiato da uno presentato in Sardegna. Come se questo consentisse di trasformare il Faro di Patresi in un eco mostriciattolo». Poi, nello specifico: «Quello di cui siamo sicuri è che quanto proposto per trasformare il Faro di Punta Polveraia in qualcos’altro è in contrasto con gli strumenti urbanistici del Comune di Marciana, col piano del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, con i vincoli paesaggistici ricadenti sull’area, con il piano paesaggistico della Regione Toscana, e non si capisce come sia stato possibile che tutto questo sia stato ignorato».

A DAR MAN FORTE agli ambientalisti è arrivata infine la comunità locale: «L’insieme sistematico di opere e interventi edilizi proposte – ha denunciato l’associazione Amici di Patresi e Colle d’Orano – sono univocamente preordinate alla formazione di una struttura solo evocativamente riconducibile alla struttura esistente, e sono manifestamente distanti rispetto ad una soluzione di minore impatto. Si tratta viceversa di una soluzione fortemente impattante, concepita per massimizzare le potenzialità di fruizione unicamente in chiave turistica». La partita resta aperta, ma il territorio ha già dato il suo giudizio. Negativo.