Data al 5 agosto 1505 il primo pagamento a Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma (1477-1549) incaricato di realizzare gli affreschi con le storie di san Benedetto nel Chiostro Grande dell’Abbazia di Monteoliveto Maggiore presso Siena. Nato a Vercelli nel 1477, nel 1505 il Sodoma è un giovane uomo di ventotto anni. E a noi nel fiore della giovinezza si presenta nell’autoritratto in piedi al centro della scena che illustra un miracoloso episodio della vita del Santo. La storia è quella del primo miracolo del «giovane di vita venerabile, pieno di grazia, che avea nome Benedetto», come si legge nella traduzione trecentesca di Domenico Cavalca del secondo libro dei Dialoghi di Gregorio Magno, la narrazione alla quale il Sodoma si attiene. Avvenne che la affezionata nutrice Cirilla, che seguì Benedetto ad Affile dopo l’abbandono degli studi scolastici a Roma, attendendo a certi suoi preparativi in cucina, si lasciasse cadere di mano un vassoio che si ruppe. Benedetto sente il pianto di Cirilla e prega Iddio perché il vassoio torni intatto.

Così, in una modesta cucina, a restituire integrità ad un manufatto comune e di poco valore, si compiva il primo miracolo di Benedetto. Enzo Carli, con la consueta finezza, sottolinea «con quanto amore il Sodoma guardasse anche ai più umili oggetti necessari al viver quotidiano». Non v’ha dubbio: una speciale sensazione di quotidianità queste pitture del Sodoma la comunicano. Certo vi agisce il ‘programma’ che Sodoma è chiamato a realizzare, ovvero, ancora con le parole di Carli, «la rappresentazione di episodi tra i più umili e dimessi della leggenda benedettina» perché è specialmente «significativo che la vita di questo Santo tra i massimi della Cristianità, di questo padre dell’Europa e del monachesimo dell’Occidente, sia costellata di eventi minimi, di miracoli in ambito umilmente domestico e claustrale, anziché di gesta eroiche ed illustri».

Ma a conferire una atmosfera che diresti di un giorno dopo l’altro, come l’andamento di un diario figurato è la musa di Sodoma, la sua poetica, che la deposita, la consegna e la affida alla seduzione delle sue scene dipinte. L’estro del Sodoma, il suo cogliere al volo e rilanciare a noi. Ed è un caso non previsto accaduto al pittore in quei giorni che spinge il Sodoma a raffigurarsi nell’affresco: i fatti della vita, le occasioni che càpitano. È l’occasione che, accendendo un suo giovanile, allegro esibizionismo, dispone Sodoma a tracciare il suo autoritratto. Egli attende al suo lavoro, non senza una buona intesa aiutato da due giovani collaboratori. Alla bisogna si prestano forse anche come modelli ma, in vesti di riguardo, chiede di posare ora a questo ora all’altro frate; e poi agli inservienti laici e a qualche villano. Ecco che un certo giorno si presenta all’Abbazia un agiato gentiluomo milanese, come scrive Giorgio Vasari, «essendo andato a vestirsi lì monaco». Indossava vesti di cospicuo pregio secondo la moda e, continua Vasari, «aveva una cappa gialla con fornimenti di cordoni neri, come si usava in quel tempo».

Una volta indossato l’abito bianco dell’Ordine e preso il nome di fra’ Giovanni Ambrogio, il Sodoma ottenne dall’Abate che quegli attraenti abiti signorili gli fossero assegnati in conto del suo lavoro di pittore. Sappiamo che non furono usate all’artista condizioni di favore. Si direbbe il contrario. Il corredo e il ricco abbigliamento del devoto milanese, ci informa Carli, fu acquistato dal Sodoma «per ben trentacinque ducati d’oro». Ma felice il pittore che, sontuosamente agghindato, «si ritrasse allo specchio in una di quelle storie», come racconta Vasari.

E dal suo specchio il Sodoma ci guarda. Si aspetta il nostro stupore, la sorpresa che ci fa di vederlo al centro della scena edificante, lui, così giovane e bello, arrivato or ora in arnese mondano, quasi atteso a una festa col suo manto color giallo oro, una spada di parata tenuta come un segno di comando e, con la destra guantata di bianco, nel gesto di chi dice: «Eccomi sono qui». Con lui i due suoi fedeli tassi ammaestrati e il suo corvo parlante. Lui, tra gli amati animali. Come Orfeo.