Dovremmo essere forse più accorti nello scrivere e pubblicare libri che hanno i libri quale argomento. Evitare, con curiose e diffuse disquisizioni, progressivamente nei tempi mutate in maniacalità, il rapporto che abbiamo con un sublime manufatto di carta che tormenta e pone continuamente ineffabili quesiti. Senza risposta. Intanto cosa è un libro? E quale carattere ha questo oggetto di alta silenziosa eloquenza che pretendiamo parlante? Il libro non è un oracolo da prendere assolutamente sul serio, lasciandosi voluttuosamente ubriacare con le pretese «sentenze» che propala: considerate «autentiche» e «credibili» giacché il «pensiero» del libro è stampato. E ogni cosa stampata...