Chi ha inventato il diavolo sapeva quali sottili e perverse scusanti avrebbe messo a disposizione di chi non vuole mai assumersi le proprie responsabilità. Le frasi di don Paolo Glaentzer, il prete accusato di pedofilia e allontanato dalla parrocchia di Sommaia, in Toscana, per giustificare il fatto di aver abusato di una bambina di 11 anni, ne sono un esempio. «Ho commesso un errore, lo ammetto, mi affido a Gesù e Maria. È stata una mia stupidità, ho avuto lo sgambetto del demonio». Eh già, tu che fai il prete, hai 70 anni, ti apparti in auto con una undicenne e le metti le mani addosso, quando ti scoprono non trovi niente di meglio da dire che è stata colpa del diavolo. Poi minimizzi aggiungendo che, insomma, lei dimostrava 15 anni e poi i giornali hanno esagerato perché c’è stato solo qualche scambio di affetto. Il diavolo, in questo e altri casi, fa davvero comodo perché è brutto, tentatore, cattivo, è lì apposta per farti cadere, è malefico e meschino, vive per fare del male a chi non vorrebbe. È del diavolo la responsabilità, sua la colpa se si cade nel peccato, suo il disegno che porta all’inferno. Di conseguenza, al povero peccatore non resta che appellarsi alla bontà e alla misericordia di Gesù e Maria, sperando che la penitenza sia lieve.

La visione del diavolo e dell’inferno, come nel caso di Glaentzer ma non solo, serve per allontanare da sé la responsabilità della scelta e dell’azione. Non è un doppio se stesso che agisce, ma un’entità esterna, qualcuno che abita al di fuori del proprio corpo e della propria mente e, quindi, alieno. Se lo si riconoscesse come mostro interiore, bisognerebbe fare i conti con la propria coscienza, i propri fantasmi, le proprie pulsioni, il proprio vissuto. Bisognerebbe guardarsi allo specchio e farsi domande, ammettere di avere un problema, o tanti problemi, e accettare di fare i conti con la parte malata o buia di sé. Il diavolo fa comodo a chi preferisce dare ad altri la responsabilità di ciò che si pensa e si fa nei momenti peggiori, come se il male fosse qualcosa che non ci riguarda in prima persona e che appartiene solo al vicino di casa, allo straniero, a un altrove e a un altrui su cui scaricare tutte le colpe. Povero diavolo, mi viene da dire, così bistrattato e accusato, che vitaccia gli tocca fare. Da secoli lo usano come una discarica delle cattive coscienze, gli addossano la responsabilità delle azioni peggiori, delle tentazioni, dei pensieri perversi, del male assoluto, mentre è l’essere umano l’autore di tutto.

Guerre, distruzioni, corruzione, dittature, usura, violenze, disuguaglianze, inquinamento, sfruttamento delle persone e della terra, colonialismo, stupri, affari sporchi, mafie, imbrogli, avidità, stermini, razzismo, suprematismo, strozzamenti finanziari, mica è il diavolo che li ha inventati, siamo noi umani ad averli creati, ed è con una parte di noi che dovremmo fare i conti. Ma certo, diamo la colpa al diavolo, troviamo un capro espiatorio che è più comodo che fare il processo a se stessi. Tanto lui lo abbiamo sistemato all’inferno, fra fiamme e dannati. Sta lì sotto, ormai disoccupato e senza lavoro perché siamo diventati molto più bravi di lui a inventare schifezze. Non può nemmeno intentare un processo contro il genere umano per chiedere che vengano stabilite le responsabilità di chi gli ha caricato tutto quel peso. Nessun avvocato sarà mai disposto a difenderlo, povero diavolo. Anche perché non esiste nessun tribunale del genere. A parte quello della propria coscienza che, però, sembra sempre più smarrita.
Buona estate. Habemus corpus torna a settembre.

mariangela.mianiti@gmail.com