Sebbene registri accuratamente il pensiero del suo tempo, Hoffmann non è un filosofo: diffidente verso l’Illuminismo – così ‘brillante’, da impedire la visuale, afferma – preferisce affidare le tracce della sua poetica alle narrazioni. Così, se in Pezzi fantastici alla maniera di Callot prende a modello un pittore che oscilla tra la levità dei caramogi e la denuncia degli orrori della guerra e, nei Notturni, celebra i territori oscuri della mente proiettandosi verso un personale Acheronte, incomprensibile per i primi romantici di casa tra Dresda e Jena, nei Fratelli di Serapione affida la ricerca estetica alle voci degli amici che,...