Sarà più per scaramanzia più che per concreta speranza o cocciuto ottimismo che uno spettatore ogni anno si sogna che il sipario si alzi su uno scenario nuovo e diverso rispetto all’attuale. È che ogni volta, al momento di obbligati bilanci, uno cerca di guardare con sguardo oggettivo allo spettacolo, e al suo mondo, che gli si para davanti, e inevitabilmente le visioni della sua memoria, con tutti gli scontati aggiustamenti e con le contraddizioni che anch’esse contenevano, gli appaiano «grandiose», rispetto alla piattezza dilagante dell’oggi. Ma il teatro, per costituzione, vive ogni sera di un respiro comune che si...