[ACM_2]L’annuncio è arrivato nel luogo più appropriato: a un convegno del Financial Times, ieri a Roma, ovvero il «tempio» dell’informazione liberista anglosassone. Questa settimana arriverà il piano di privatizzazioni del governo, e ad annunciarlo è stato lo stesso premier Enrico Letta: «Il consolidamento fiscale è un obbligo per l’Italia – ha spiegato – Noi vogliamo continuare a ridurre il deficit e poi il 2014 prevede anche la crescita. Un passo alla volta e usciremo dalla crisi: in settimana il governo presenterà un piano di privatizzazioni».
Due ministri hanno poi detto la loro, contribuendo a chiarire un po’ di più in che direzioni si intenda andare: non è un mistero, infatti, che il governo vuole non solo dismettere immobili pubblici (a cominciare da molte caserme ormai perlopiù inutilizzate dalla Difesa) e (è soltanto una ipotesi) le spiagge (è un emendamento del Pdl, non condiviso dal Pd), ma come confermato qualche settimana fa dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, si intende procedere alla vendita di quote di società partecipate: tanto per citare le più importanti, Eni, Enel e Finmeccanica. Ulteriore conferma arriva dal titolare dello Sviluppo, Flavio Zanonato: «In settimana sarà pronto il piano che indichi quali beni non strategici per il Paese possono essere privatizzati. Ci sono beni immobili ma anche quote di società che possono essere cedute senza perderne, in alcuni casi, il controllo».
Il ministro della Difesa Mario Mauro ha detto dal canto suo che nulla osta alla cesione delle caserme: «Non c’è nessuna difesa da parte della Difesa sul tema del patrimonio – ha spiegato – Anzi, tutto quello che possiamo restituire allo Stato, valorizzare o privatizzare del patrimonio della Difesa costituisce per noi un grande atout. Mantenere caserme e altri immobili implica un costo rilevante per la manutenzione e un impiego non strategico del personale».
Infine, nella discussione sugli emendamenti in Commissione Bilancio del Senato, si complica la vicenda Imu: perché con la scissione del Pdl, è emerso con sempre più chiarezza che Ncd (il Nuovo Centro Destra) è disponibile a una nuova tassa (la Tuc) che praticamente assorba quella precedente, mentre i «falchi» di Forza Italia confermano le proprie preoccupazioni in merito al fatto che la vecchia Imu non torni sotto mentite spoglie.
Il sempre arrabbiato Renato Brunetta ha infatti chiesto ieri a Saccomanni «a che gioco stiamo giocando?»: «Il ministro – dice – invoca il rigore finanziario, ma i Comuni hanno aumentato le imposte sulle abitazioni del 30% e hanno messo in bilancio un prelievo sulla prima casa del 6 per mille: quell’Imu mascherata da tassa sui servizi indivisibili, per i quali il contribuente già paga l’addizionale Irpef, che dovremmo aver eliminato per l’anno in corso».
Ma l’Imu non è soltanto quanto andremo a pagare nel 2014, ma è anche la questione dell’ultima rata del 2013, per cui servono ben 2,4 miliardi di euro, copertura ben al di là, ancora, dall’essere chiaramente individuata. Domani si riunirà un consiglio dei ministri che dovrebbe discutere proprio questo tema: esaminerà il decreto di abolizione della seconda rata, confermata dallo stesso premier Letta, e sembra sempre più probabile che le risorse arriveranno dall’aumento degli acconti Ires dovuti dalle banche – al 115% – ma anche, seppure in misura minore, per le imprese: al 110%.