L’economia si contrarrà anche nel 2014, con il pil in calo dello 0,1% a certificare il terzo anno consecutivo di recessione (nel 2013 il dato segnò -1,9%, nel 2012 -2,4%).

Dopo l’Ocse (che ha stimato un -0,4%), è arrivato anche il Fondo monetario internazionale a gelare l’Italia rivedendo al ribasso la previsione di crescita. Che sembra sarà tagliata ancora in ottobre, quando verranno presi in considerazione gli ultimi dati negativi. Il pil tornerà a crescere nel 2015 (+1,1%), per poi accelerare nel 2016 a +1,3%.

Il Fmi rivede invece al rialzo i dati sul deficit di bilancio e sul debito pubblico. Nel 2014 il disavanzo raggiungerà il 3% del pil e nel 2015 il 2,1%. Il debito italiano salirà, toccando il picco, al 136,4% del pil nel 2014, per poi scendere progressivamente. L’ispezione del Fmi nell’economia italiana vede nero anche sul lavoro: la disoccupazione salirà quest’anno ai massimi dal dopoguerra, al 12,6% (nel 2013 era al 12,2%). E resterà a due cifre fino al 2017.

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Nel rapporto sull’Italia diffuso ieri, l’article IV (in base all’articolo IV dello statuto del fondo), l’istituzione di Washington, accanto ai dati, dice la sua sulle riforme e l’operato del governo. Dunque, la spendig review è uno «strumento importante», ma le analisi suggeriscono che «ulteriori risparmi saranno difficili senza affrontare l’elevata spesa per le pensioni», che rappresentano il 30% della spesa totale, fa i conti il Fmi che suggerisce: «L’obiettivo dovrebbe spostarsi verso i risparmi sulle pensioni attuali, magari attraverso una maggiore indicizzazione progressiva». E ce n’è anche per la spesa sanitaria.

Il Fmi sferza «l’agenda di riforme ambiziose» di Renzi. Il Jobs act, secondo l’ispezione di Christine Lagarde, andrebbe nella giusta direzione.