Giuseppe Lenoci, originario di Monte Urano (Fermo), aveva 16 anni e studiava in un centro di formazione professionale che prevede una parte di lezioni in aula e una parte pratica con uno stage presso un’azienda. Si tratta di corsi organizzati da enti di formazione del territorio e finanziati dalla regione Marche che prevedono anche stage curriculari nel campo della termo-idraulica. Ieri Giuseppe è morto sul colpo, durante l’orario di lavoro, mentre sedeva al posto del passeggero a bordo di un furgone che è finito contro un albero a Serra de’ Conti in provincia di Ancona. L’uomo di 37 anni alla guida del mezzo è stato sbalzato a diversi metri di distanza a causa dell’impatto che ha accartocciato il veicolo. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti la polizia locale, i carabinieri e i vigili del fuoco che hanno estratto il corpo del ragazzo rimasto incastrato tra le lamiere.

DOPO la morte sul lavoro di Lorenzo Parelli, 18 anni, schiacciato il 21 gennaio scorso da una putrella di 150 chili mentre svolge uno stage alla Burimec di Lauzacco di Pavia di Udine, Giuseppe è la seconda vittima del sistema della formazione scuola-lavoro italiana in tre settimane, un’altra che si aggiunge alle vittime del lavoro. Secondo l’Osservatorio Nazionale di Bologna aperto il primo gennaio 2008 dall’artista sociale Carlo Soricelli ci sono stati dall’inizio del 2022 135 lavoratori morti. Di questi 65 hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade o in itinere, com’è questo il caso. Il piccolo centro di Monte Urano è rimasto sconvolto dall’incidente. La sindaca Moira Canigola ieri ha parlato di« immane tragedia, ora bisogna fermarsi e riflettere».

CIÒ CHE BISOGNA fermare, subito, è l’intero sistema dell’alternanza scuola-lavoro e della formazione professionale che va rivisto integralmente. A pochi giorni dalla manifestazione nazionale a Roma di venerdì18 febbraio e degli «Stati generali della scuola» (18 e 19 febbraio) è quello che chiedono studenti e sindacati.

«Ci chiediamo quanti altri studenti e giovani debbano morire prima che l’idea di un sistema unicamente volto al profitto e allo sfruttamento, cambi, una volta per tutte. Questa è un’altra morte in un luogo di lavoro, dove uno studente non dovrebbe stare. Le vostre mani sono sporche di sangue – è la durissima critica dell’Unione degli Studenti – Questa morte si aggiunge a una lunga lista di morti sul lavoro e all’interno delle scuole. Sono morti causati da un sistema malato, volto solamente al profitto. Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla famiglia, i compagni di scuola e gli amici del ragazzo».

«Attendiamo la prossima conferenza della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in cui ci spiegherà di nuovo che queste morti simboleggiano la ripresa del paese, o parlerà ancora di fantomatici infiltrati nelle proteste degli studenti» sostiene il Fronte della Gioventù Comunista.

L’UNIONE sindacale di ase (Usb), che «aderisce alle iniziativa del movimento dell’organizzazione studentesca di alternativa (Osa), ha descritto il sistema della formazione professionale in questi termini: «È una specie di serie B dell’ingresso nel mondo del lavoro riservata ai ragazzi che alle medie ricevono il bollino “scarso”, il 6 o giù di lì, e per questo vengono gettati nel calderone del lavoro non qualificato. Un calderone in cui sguazzano le aziende che piegano la formazione alle loro esigenze, con tutto quel che ne consegue per la sicurezza e la salute dei giovani».

«Che deve succedere perché si prenda atto che il sistema attuale non funziona? domanda Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana, vicepresidente della commissione cultura di Montecitorio – Il ministero dell’Istruzione ascolti gli studenti che si mobilitano e chiedono di fermare questo cortocircuito continuo tornando ad investire pienamente sulla scuola».

L’ALTRO ieri notte il movimento della Lupa ha realizzato un’azione di protesta contro una sede di Confindustria, «complice e responsabile dei progetti di alternanza scuola lavoro e di un modello scolastico piegato alle necessità del suo profitto – sostengono gli studenti – La scuola, come il lavoro volti a garantire soltanto il profitto delle aziende uccide. Vogliamo una scuola che valorizzi il sapere come forma di crescita personale e che non addestri a un lavoro precario e svalutante».