Se fosse un incontro di boxe si potrebbe riassumere così: una serie iniziale di uno-due ben piazzati da Matteo Renzi contro i senatori M5S che rispondono con una raffica di interventi durissimi. Il risultato finale potrebbe essere un pareggio, se non fosse che Renzi, in quanto premier, resta in piedi e quindi vince.

E’ un botta e risposta continuo quello che si svolge al Senato tra l’ex sindaco e il movimento di Beppe Grillo. Si capisce che Renzi non ha digerito lo streaming di pochi giorni fa con Grillo e ha voglia di restituire un po’ del veleno che il gran capo del M5S gli ha sputato addosso. E così, quando sente i senatori grillini borbottare, non perde l’occasione. Il primo colpo arriva quando Renzi, per spiegare la nascita del governo, afferma che l’Italia si trovava a un bivio: o si andava a elezioni oppure si procedeva come si è fatto. Alla parola elezioni i senatori 5 stelle rumoreggiano, qualcuno ride. «Sono segretario di un partito che non ha paura di andare alle elezioni, neanche quando i sondaggi sono contrari» attacca il premier, che ha gioco facile nel ricordare come il M5S alle ultime regionali in Sardegna non si è nemmeno presentato, mentre in tutte le precedenti amministrative ha perso consensi. «Il Pd invece si è sempre presentato e ha sempre vinto», aggiunge Renzi. Che, alla successiva interruzione, prosegue con tono quasi paterno: «Noi svolgiamo una funzione sociale nei confronti del senatori M5S… non è facile stare in un partito dove il capo dice ‘io non sono democratico’, ma vi vogliamo bene lo stesso».

In realtà Renzi gioca facile. Sa che dal M5S non può arrivargli nessuna apertura di credito, e anche l’invito alla non belligeranza (non votate la fiducia, ma appoggiate i provvedimenti che ritenete giusti) rivolto ai senatori dissidenti Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista e Luis Alberto Orellana è caduto nel vuoto. «Sono convinto che Renzi vada fatto parlare. Più parla più dubbi mette in testa», twitta infatti il senatore Campanella mentre il premier sta ancora parlando. E, più tardi, il collega Bocchino è ancora più drastico: «Nulla di nuovo, non merita la fiducia», dice riferendosi al discorso del premier.

Tutti gli altri senatori a 5 Stelle fanno a gara a chi usa i toni più duri. «Renzi accusa il M5S di non essere garantista», dice il capogruppo al Senato Maurizio Santangelo. «Peccato che il M5S consulti gli iscritti per ogni singola legge. Renzi ha consultato gli iscritti del Pd prima di chiudersi in una stanza con un pregiudicato per parlare di legge elettorale?». «Rispetto alle cose dette da Renzi Letta è sembrato un grande statista», aggiunge la senatrice Paola Taverna. E in serata i toni si accendono ancora di più quando, dai banchi del Pd, il senatore Daniele Borioli alza le braccia come a mimare le orecchie d’asino. Un chiaro messaggio per i senatori grillini, che reagiscono urlando «Buffoni».