Il cosiddetto «Decreto Rilancio» non rilancia un bel niente, tampona. Non è proiettato verso il futuro, a disegnare le linee di un qualche New Deal. È ancorato al passato prossimo, alla necessità di riempire in qualche modo le buche scavate nel corpo sociale e produttivo dalla pandemia. Assomiglia un po’ a un intervento di «terapia intensiva»: provare a dare ossigeno a un corpo logorato dall’apnea. E non poteva che essere così. Nello stesso tempo, bisogna dircelo, non «chiude i giochi». Valutarlo come se fosse un finale di partita sarebbe sbagliato. Non è che l’inizio – la prima mossa – di...