Il mistero s’infittisce. La notizia arriva a metà mattinata: la prova dello stub dimostrerebbe che a sparare non sarebbe stato Daniele De Santis, Gastone l’ultra della Roma di estrema destra accusato di tentato omicidio e aggressione per i fatti accaduti fuori lo stadio Olimpico prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina lo scorso sabato. Poi la marcia indietro: «L’esame dello stub eseguito su Daniele De Santis è compatibile con materiale da sparo», ovvero l’esame seppure negativo ha evidenziato la presenza anche se minima di polvere da sparo. De Santis aveva dei guanti persi nel pestaggio dopo gli spari, la polvere da sparo presente sulle mani è riferibile al lancio delle bombe carta? Non è dato saperlo. L’unica certezza è che per la procura è stato lui a sparare, l’impianto accusatorio rimane immutato vista la parola di diversi testimoni. De Santis rimane in ospedale e continua, anche se trasferito per motivi di sicurezza dal Gemelli dove è ricoverato anche il ragazzo supporter del Napoli Ciro Esposito, aspettando di essere nelle condizioni fisiche per essere trasferito in carcere. Gastone continua a sostenere di non essere stato lui a sparare.
La procura ha annunciato che verificherà anche la posizione della donna, gestrice del locale dove De Santis si è rifugiato e che ha buttato, sostiene per evitare il peggio, la Beretta 7.65 con matricola abrasa che ha ferito i tre tifosi napoletani. Ancora in chiaro e scuro la dinamica dei fatti. Se ormai è definitivamente tramontata la prima ricostruzione della Questura che parlava di «un episodio isolato», tra testimonianze e filmati emersi, ancora non è chiaro come si sia svolta tutta la dinamica. Soprattutto quanti erano gli altri tifosi della Capitale ad aver agito con De Santis, per alcuni tre o quattro per altri una decina. Sicuramente pochi per un’azione di scontro organizzata: forse Gastone e soci non si aspettavano una reazione così determinata dei tifosi napoletani e speravano di poter colpire e scappare senza problemi. Altra ipotesi è che fosse in programma un’azione di disturbo ben più corposa all’arrivo dei supporters del Napoli e che sia poi saltata, non facendo però demordere un gruppo più ristretto dall’agire.
Dopo le notizie parzialmente rassicuranti di ieri, che volevano Ciro Esposito fuori pericolo di vita, il giovane è tornato in sala operatoria per essere sottoposto «a intervento di emicolectomia destra per ischemia tardiva del colon, senza perforazione, susseguente agli arresti cardiocircolatorio». recita il bollettino medico. Esposito è accusato di rissa aggravata e per questo piantonato e in stato di arresto. Mentre la procura chiede l’arresto per tutte le persone coinvolte, De Santis e i tre supporter feriti, domani gli interrogatori di garanzia, evidentemente compatibilmente con lo stato di salute degli indagati.
Non si fermano poi le polemiche sul fronte politico: se Napolitano chiede alle società di rompere con il tifo organizzato, Angelino Alfano conferma la linea della tolleranza zero con la proposta dal Daspo a vita, mentre Matteo Renzi non dice né di si né di no rimandando la questione a luglio e agosto dopo le elezioni europee, annunciando di non voler prendere «provvedimenti spot» pur dicendosi favorevole con l’idea del ministro degli Interni. Così all’oramai mitico Jenny la Carogna, il tifoso che ha parlato con giocatori e polizia all’Olimpico prima dell’inizio della partita, il Viminale fa sapere che sono stati comminati cinque anni di Daspo per «istigazione a delinquere». La Questura di Napoli fa sapere di voler sospendere le partite in cui i tifosi indosseranno t-shirt pro-Speziale, il tifoso del Catania condannato per la morte dell’agente Raciti, come richiesto dalla vedova dell’agente morto, posizione sostenuta anche dal numero uno della Fgci Giancarlo Abete.