Lanciati nell’empireo del rock anche dai Rolling Stones, di cui hanno aperto il concerto a Las Vegas lo scorso 6 novembre, i Måneskin sono riusciti in quello che tanti italiani, anche più talentuosi di loro, non avevano mai osato nemmeno pensare o che solo pochissimi sono riusciti a fare, sfondare il vetro di cristallo delle hit americane e mondiali. Belli, giovani, sensuali, provocatori, sfacciati, traboccanti energia, bravi, ben consigliati, truccati e pure abbigliati è il mix che li ha resi vincenti e amati, tant’è che ormai vantano, come la settimana enigmistica, uno stuolo di imitatori in ogni angolo del mondo, non ultima una band femminile coreana, le Rolling Quartz, che ha rivisitato Zitti e buoni persino nella gestualità del gruppo. Ovviamente, come sempre capita a chi molto piace e tanto vince, ci sono anche i detrattori, quelli che arricciano il naso dicendo che il vero rock è altro, che non suonano poi così bene, che sono un fenomeno di marketing. E pazienza, sono certa che i Måneskin se ne sono fatti una ragione anche perché hanno altro a cui pensare. Ora, quando si critica qualcuno che ha tanto successo bisogna farlo in punta di fioretto, magari con robusti argomenti, con una sottile perfidia anche, dimostrando una certa superiorità in materia, altrimenti si rischia di sembrare rosiconi e invidiosi ottenendo l’effetto contrario. È esattamente quello che non sono riusciti a fare i Cugini di Campagna, band pop e colorata che ebbe un certo successo negli anni Settanta e Ottanta cantando in falsetto, ovvero l’esatto contrario dei Måneskin.

SUBITO DOPO l’esibizione a Las Vegas, i nostrani Cugini hanno postato un messaggio sul loro profilo dicendo «I Måneskin si sono esibiti negli Usa prima dei Rolling Stone (l’assenza della s finale è voluta dagli autori del post, ndr) Imitando, nel vestire, i Cugini di Campagna. Basta copiare i nostri abiti».
Se accusi di plagio un cantante attaccandoti a come si veste, vuol dire che non hai altri argomenti. Che poi, mettersi pantaloni a righe e maglietta a stelle non è l’ideona del secolo, e infatti in tanti altri l’hanno avuta al di là e al di qua dall’oceano, a meno che i Cugini non pensino di aver suggerito loro il disegno della bandiera stars and strips al Congresso Americano che la approvò nel 1777, oppure di essere i pronipoti di Betsy Ross, la sarta di Philadelphia che secondo la leggenda la disegnò. Ma c’è un secondo autogol dei Cugini ed è quello del post successivo, dove hanno scritto, sempre riferendosi ai Måneskin, «Fate qualcosa di meglio, come noi abbiamo fatto con la vostra Zitti e buoni. Per dimostrare appieno ciò che dicevano, alle parole hanno fatto seguire la loro interpretazione del ben noto brano, da loro rivisitato con un refrain che dice “Vaffa”, coretti belli puliti e intonati e, soprattutto, privi della ruvidità vocale di Damiano che poi è una delle ragioni del successo dei Måneskin. È stato un po’ come sentire la versione da oratorio della canzone che ha vinto Sanremo e l’Eurosongcontest, come trovarsi in una gloriosa balera di provincia, rispettabilissima, ma ben altra cosa dal concerto dei Rolling Stones.
È probabile che adesso i Cugini, vista la fiammata di improvviso interesse suscitato, riceveranno inviti in qualche radio o tivù per perorare la loro causa. Ci sarà certamente chi darà loro ragione, ma anche il rischio che, sentendoli, qualcuno gli ripeta quello già detto da una signora che ha commentato la loro versione di Zitti e buoni scrivendo «Sembrate un chihuahua che abbaia a un alano». A volte è davvero meglio stare zitti e buoni, appunto.

mariangela.mianiti@gmail.com