Firenze è molto fredda in questi giorni, ma si riscalda giorno dopo giorno, grazie a manifestazioni e lotte che segnano la città in modo insolito rispetto al passato. I lavoratori Ataf sono al secondo giorno di sciopero consecutivo, il primo da precettati. La mattina vengono ricevuti dal prefetto e le trattative vanno avanti tutto il giorno, ma per Firenze non gira un autobus.

L’azienda manda sms ai clienti (che fanno il biglietto sfruttando il sistema di messaggistica). Il contenuto è lo stesso di quello che passa sulle tabelle luminose delle fermate cittadine: i disservizi sono causati da uno «sciopero illegittimo». Quello che qui chiamano «assessore al traffico» (Filippo Bonaccorsi, ex presidente Ataf) ha rilasciato dichiarazioni in linea con la criminalizzazione della lotta. Si parla di «cittadini lasciati al freddo alle fermate», di «polemica politica per indebolire Renzi».

Al presidio davanti all’azienda il freddo lo sentono tutto, come la minaccia di multe e punizioni. Si stampa e diffonde anche un volantino indirizzato ai cittadini: alcuni partono per andare ad attaccarlo a tutte le fermate del capoluogo toscano. «Ci scusiamo coi cittadini. Ma dopo 100 scioperi nel rispetto delle garanzie, non sapevamo più cosa fare».

In effetti in città finalmente è chiaro, nonostante la lotta stia andando avanti da più di un anno, che la privatizzazione del trasporto pubblico è ormai una realtà, con conseguenze devastanti tanto per i lavoratori, quanto per i cittadini (e già prima non è che gli autobus fossero benvoluti a Firenze, per le politiche aziendali).

Ieri tra i cittadini c’era una certa insofferenza per il mancato rispetto della fasce protette. Il secondo giorno di sciopero ha però dimostrato che non è «la voglia di imitare Genova» (l’offesa più sentita al presidio) a muovere i lavoratori di Ataf. Il clima è cambiato, anche nei bar. La solidarietà sembra farsi strada in una città solo apparentemente ammaliata dal sindaco rottamatore.

Il punto di caduta è la disdetta del contratto integrativo. Si è deciso di andare a oltranza per rompere con il tentativo di ovattamento che circondava le istanze di una realtà aziendale dove le Rsu sono tutte elette fuori dalle sigle confederali.

Nel tardo pomeriggio, quando inizia a tramontare il sole, arriva un deputato 5 Stelle, Alfonso Bonafede. La visita desta un certo clamore e si formano capannelli attorno al «cittadino», a differenza di quanto accade con gli esponenti delle altre forze politiche (come Rifondazione, con l’ex consigliere comunale Anna Nocentini e i Giovani Comunisti, il Pcl e Alba, oltre ai consiglieri comunali De Zordo e Grassi). Qualcuno rimane ai margini e bisbiglia «non ci sono più i comunisti».

Più gradita di tutte resta probabilmente la presenza del Cpa, centro sociale di Firenze Sud, che arriva a fine pomeriggio con cibo e bevande per riscaldare i presidianti.

Alle 17.30 la delegazione che discute la proposta dell’azienda, insieme a un legale, scende per informare l’assemblea permanente che sono state avanzate delle modifiche da proporre. Alle 18.30 gli scioperanti si riuniscono per discuterne. La decisione arriverà nel corso della serata.
Prima di salire si avvicina un lavoratore. «Noi non scioperiamo per avere qualche minuto in meno di lavoro. Io sono di Firenze, sono cresciuto con Ataf, una realtà che esiste dal 1946. Io sciopero contro lo spacchettamento e la svendita della mia azienda, che è di tutti i cittadini».