Mentre le cronache segnalano sempre più liti fra vicini di casa che finiscono in tragedia, ci sono amministratori che tentano di usare la via dell’ironia per dare ai conflitti una forma creativa anziché mortifera. Pochi giorni fa un amico segnala che nel condominio in cui abita, a Milano, è comparso il seguente cartello. «Con la presente si informa che, ai sensi del Regolamento Condominiale sottoscritto dai condomini contestualmente al contratto di locazione, i litigi tra i coniugi e/o coppie conviventi sono ammessi dalle 9,30 alle 12,30 e dalle ore 16,30 alle ore 22,30. Fuori dalle suddette fasce orarie i litigi sono ammessi previo accordo scritto con i condomini confinanti. L’amministrazione si riserva sin da ora di agire giudizialmente nei confronti dei trasgressori per la tutela della tranquillità e serenità dei condomini. L’amministrazione. P.S L’amore non esiste è sola (sic ndr) una grande amicizia». Proviamo a prendere per buoni i suggerimenti di questo spiritoso amministratore e a immaginare che la gente si attenga veramente agli orari da lui suggeriti che corrispondono, più o meno, a quelli in cui è ammesso tirare l’aspirapolvere, ascoltare musica, suonare, fare feste e produrre tutti quei rumori che una più o meno condivisa e indaffarata esistenza si porta dietro.

Chi è in coppia o ha figli sa benissimo che caratteristica essenziale delle liti è la non programmabilità. Quando salta la mosca al naso o l’insofferenza si è presi da un furore per sua natura poco controllabile, ed è proprio il non saper contare fino a dieci prima di parlare o reagire che innesca una reazione a catena e lo scontro verbale. Immaginate una coppia in cui lei o lui si innervosiscono perché hanno trovato un sms compromettente, da una settimana l’altro si dimentica di passare in lavanderia, per il terzo giorno consecutivo non ha avvisato che non tornava a cena o qualunque altra mancanza. Se scatta la reprimenda, secondo voi quanti a quel punto penserebbero di verificare l’orario e, se è tardi, zittirsi? Quanti risponderebbero «Guarda che dobbiamo spostare la discussione a domattina dopo le 9,30»? E quanti, prima di rispondere, busserebbero al vicino di casa dicendogli «Scusi, la avviso che ho bisogno di litigare»? L’unica soluzione sarebbe gridare sottovoce, che è come dire a un iracondo «Stai calmo» o a un depresso «Reagisci». È ovvio che quella del suddetto amministratore è una provocazione, o un avviso a chi fa della lite uno stile di relazione, come a dirgli «Caro mio, forse è meglio che ti separi».

Se è così, il suo prossimo passo sarà fornire telefoni di terapeuti di coppia o mediatori di conflitti, a dimostrazione che gli amministratori dovrebbero essere anche un po’ psicologi perché c’è in giro sempre più gente che non sa parlarsi e confrontarsi in modo civile. C’è infine la questione degli orari. Nei miei lunghi anni di esperienza condominiale ho sempre sentito le liti le o la mattina presto, o la sera all’ora di cena, o la domenica, ovvero negli orari e nei giorni in cui si è tutti a casa e la famiglia infelice o in tensione, essendo costretta a incontrarsi, produce frizioni. Per tutte queste ragioni temo che in quel condominio le soluzioni siano due: o sperano che qualcuno traslochi, o allestiscono una stanza condominiale dei chiarimenti, ovviamente insonorizzata e con un vetro per verificare che nessuno si scanni.
Post scriptum sul post scriptum. Non è chiaro se il sola sia un refuso che sta al posto di solo o se l’amministratore intendeva proprio dire che l’amore è una sòla, e cioè una fregatura. Si accolgono interpretazioni.

mariangela.mianiti@gmail.com