Questo è l’ultimo Diario di confino che leggerete. Da oggi si cambia nome e frequenza della rubrica e per una serie di buone ragioni.
La prima. Quando ho iniziato questi racconti/resoconti al quotidiano, la pandemia era nel pieno della sua virulenza e il lockdown iniziato da poco con tutto il suo bagaglio di domande, ansie e preoccupazioni. Con l’Italia chiusa in casa a seguire ormai l’unica notizia che monopolizzava l’attenzione e i pensieri, ho sentito il desiderio di offrire ai lettori de il manifesto una piccola finestra sul mondo che raccontasse le stranezze, le incongruenze, le novità, le assurdità della nuova vita da reclusi. Volevo darvi una boccata di aria fresca e spero di esserci riuscita.
La seconda ragione. Siamo arrivati alla Fase 2 che non dà certezze, ma ci permette di mettere un piede fuori dalla porta, ed è già molto. Quando la realtà cambia, un giornale si deve adeguare. In questo scenario mutato, sebbene di poco, non ha più ragion d’essere un appuntamento quotidiano che parli del mondo chiuso in casa. Il nome stesso della rubrica, Diario di confino, è superato dagli eventi e quindi serve fare altro, inventarsi altro.
La terza. A me piace seguire le onde dei cambiamenti, intercettare i movimenti del divenire, offrire sorprese, soprattutto non stare ferma su posizioni acquisite. Qualcuno di voi lettori mi ha scritto che una delle cose che gli piaceva del Diario era che non aveva mai un posto preciso, ma lo si doveva sempre cercare fra le pagine del giornale. L’imprevedibile creativo è una delle qualità de il manifesto.
Il cambio. Per tutte queste ragioni, Diario di confino si trasforma e diventa Sconfinamenti. Non sarà più una rubrica quotidiana, ma settimanale che uscirà ogni venerdì. Continuerà a raccontarvi stranezze, incongruenze, novità e assurdità, ma della Fase 2 che io chiamo La semimobile. Perché Sconfinamenti? Perché abbiamo un gran bisogno di rompere le gabbie, fisiche e mentali, che ci costringono da molto prima della pandemia. E poi perché i confini sono solo un’opinione.