I primi segnali di Acciaierie d’Italia dopo la sentenza del Consiglio di stato a livello occupazionale non sono certo buoni. Nonostante due cortei a Genova, in serata l’azienda ha confermato in una lettera alle organizzazioni sindacali di voler mettere in cassa integrazione ordinaria i dipendenti dello stabilimento di Cornigliano a partire dal 28 giugno, respingendo la richiesta di sospensiva di rsu, Fiom, Fim e Uilm di Genova.
Ieri mattina gli operai di Cornigliano aveano tenuto una nuova assemblea, dopo quella di martedì in cui è stato deciso di bloccare il traffico sulla Guido Rossa, una delle principali arterie viarie del ponente genovese, poi rimosso nel pomeriggio.
I lavoratori di Acciaierie Italia protestano contro il ricorso della cassa integrazione ordinaria dopo quella per covid perché, dicono, gli ordini ci sono. La cigo dovrebbe scattare la prossima settimana. «Chiediamo il ritiro della cassa integrazione, visto che lunedì ci sarà l’incontro con il ministro del lavoro», e ancora «chiediamo che il Governo si esprima sulla cig visto che è nel capitale aziendale e che cosa vuol fare dell’acciaio in Italia», dicono i sindacati.
I lavoratori, dopo essersi radunati in presidio davanti alla stazione ferroviaria di Cornigliano si sono mossi in corteo lungo la strada principale del quartiere per poi dirigersi verso la strada Guido Rossa dove è stato bloccato il traffico, come martedì.
Durante il corteo sono stati accesi fumogeni e lanciati petardi. La rabbia dei lavoratori è principalmente nei confronti del governo considerato «complice dell’azienda». «La protesta prosegue e dopo la pausa di domani, per rispetto della festa patronale, venerdì torneremo in piazza più ordinati e risoluti di oggi». Dal corteo sono partiti slogan contro i ministri coinvolti in questa vicenda e verso i vertici dell’azienda.
«Acciaierie d’Italia chiede di utilizzare la cassa integrazione ordinaria che è finalizzata alle crisi di mercato mentre la domanda di acciaio e il suo prezzo per tonnellata sono a livelli record – ha detto Francesca Re David (Fiom Cgil) -. È un’anomalia di cui il governo deve rispondere, anche perché riguarda un’azienda in cui ha il 50% di presenza nel Cda e una produzione strategica per il paese».