Sebbene la bella copertina con un uomo anziano di spalle sembrerebbe suggerire un romanzo sulla vecchiaia, e a dispetto del risvolto in cui si legge «un’elegia dolceamara a Dublino e una riflessione unica sulla vita di uno dei suoi abitanti», Farley – il romanzo dell’irlandese Christine Dwyer Hickey, appena uscito per paginauno nell’ottima traduzione di Sabrina Campolongo (pp. 243, 18 euro) – è prima di tutto una meditazione sull’esistenza del protagonista, a partire dalla sua fine. Anche una vita qualunque, se ripercorsa alla luce della sua conclusione, può acquistare una dimensione quasi epica, a conferma del famoso assunto di Walter...