Dust in the Wind, Polvere nel vento, come le strofe di una canzonetta, la poesia di una vita, il sentimento di amori infelici. È tutto questo che racconta il film omonimo di Hou Hsiao Hsien, fra i capolavori della Nuova onda del cinema di Taiwan, di cui il regista si afferma come uno dei riferimenti sin dai primi lavori, I ragazzi di Fengkwei (1983), In vacanza col nonno (1984) e A Time to Live, a Time to Die (1985), e come uno dei grandi autori del cinema contemporaneo. Dust in the Wind (1986) è un romanzo di formazione a due, la storia di una coppia di ragazzi che dal villaggio dove sono nati si trasferiscono nella capitale, Taipei, per lavorare. Lì però la realtà è ostile, quel mondo così diverso dal loro finirà per separarli. E quando il ragazzo parte per il servizio militare, che lo porterà lontano tre anni, lei sposa un altro. E a lui non resta che tornare al villaggio, attraversando il confine dei sogni che sono evaporati e di quelle aspettative che non hanno trovato nel mondo una possibilità. «Con Dust in the Wind credo di aver raggiunto la maturità. Ho capito che quando si filma, che si tratti di una persona o di una cosa, da quello che si filma emana un’emozione. Il mio lavoro consiste nel cogliere questo sentimento. (…) Cerco di riprodurre l’atmosfera della realtà, quello che è palpabile ma che non può veramente essere spiegato. Mi interessano le interazioni tra le persone attraverso espressioni molto quotidiane, parole, gesti, cose che si trovano solo tra le righe» ha detto HHH sul film.

Dust in the Wind – venerdì 10 maggio, Raitre, dalle 01.30 – che fa parte di un bellissimo ciclo dedicato da Fuori orario ai Maestri d’oriente , chiude la narrazione autobiografica di Hou Hsiao-Hsien, anche se questa storia è ispirata alla giovinezza di Wu Nien-jen, suo co-sceneggiatore. Come nel precedente Un tempo per vivere, un tempo per morire, HHH compone un romanzo di formazione che porta i suoi protagonisti dall’adolescenza tarda a una cosiddetta età adulta punteggiata di inattese conseguenze e delusioni.

LA PRIMA scena è un viaggio in treno, i due ragazzi in piedi nel vagone attraversano il paese, nel movimento che ritroviamo nei film del regista, e che appartiene all’epoca che racconta, in cui affiora una dualità tra periferie rurali e zone urbane ma anche, in modo più sfumato, una frattura di quelle che sono le emozioni e le certezze di un istante. Nella grana della memoria , e nel flusso del tempo, le esistenze si confondono fra il caso, le scelte, i legami famigliari, lo scontro del desiderio con quanto lo circonda.