È della settimana scorsa la notizia della scomparsa di Martin McGuinness, rappresentante di spicco del Sinn Féin a cui si deve la firma nel 2006 dell’accordo di Saint Andrews che decretò la pace in Irlanda del Nord.

Dall’altra parte del tavolo era seduto il predicatore protestante e capo del Partito Unionista Democratico, Ian Paisley. Due uomini irretiti nelle proprie ragioni che si somigliavano solo nell’attribuirsi reciprocamente il ruolo di vittima o di carnefice.

Il viaggio, di Nick Hamm, descrive un momento preciso di quelle giornate, con Paisley (Timothy Spall) e McGuinness (Colm Meaney) costretti, attraverso una trama ordita da altri, ad affrontare un tragitto da St. Andrews in Scozia a Belfast l’uno accanto all’altro dentro un’automobile, affinché potessero riconoscersi non come rappresentanti di una parte politica ma come uomini con un vissuto da condividere. In quella porzione di tempo, il racconto politico cede il passo alle vicende di singoli individui. E il mondo dentro una macchina scompare al cospetto di stati emotivi e sentimenti personali.