Prime difficoltà per la nuova Commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Juri, la commissione del Parlamento europeo per gli affari legali, ha esaminato la situazione dei 26 candidati a commissario: due nomi sono stati giudicati «ineleggibili» per problemi di conflitto di interesse.

Si tratta della rumena Rovana Plumb (S&D), prevista ai Trasporti, e dell’ungherese Laszlo Trocsanyi (Ppe), a cui era destinato l’Allargamento, un nome che aveva già sollevato forti reticenze a causa del suo passato (è stato ministro della Giustizia nel periodo in cui l’Ungheria è stata messa sotto accusa per non rispetto dello stato di diritto). Mentre la Romania sembra pronta a cambiare candidato, l’Ungheria protesta e parla di «decisione politica». 

Per altri candidati ci sono state delle domande di chiarimento: tra questi, anche Gentiloni ha dovuto promettere di disfarsi del suo pacchetto azionario. Alcuni casi sono più problematici e le audizioni della prossima settimana potrebbero diventare una corsa a ostacoli, resa ancora più ardua dai veti incrociati dei gruppi politici: è il caso della francese Sylvie Goulard, destinata al Mercato interno, sotto inchiesta a Parigi e a Bruxelles per impieghi fittizi al MoDem (per questo aveva dovuto dimettersi da ministra della Difesa di Macron), come del belga Didier Reynders, sospettato di corruzione. Goulard dovrà anche spiegarsi su un’attività remunerata tra il 2013 e il 2015, quando era parlamentare europea.

Le regole a Strasburgo non sono severissime, ma i controlli esistono per favorire una maggiore trasparenza, evitare i conflitti di interesse più evidenti e limitare l’influenza delle lobbies. Secondo un rapporto di Trasparency International, un terzo dei 751 eurodeputati ha un’attività remunerata al di là del suo mandato parlamentare. Il partito più esposto è il Brexit Party, con 22 deputati (su 29) che continuano ad avere una seconda remunerazione (tra questi, anche il leader Nigel Farage).

È dal 2009 che esistono regole per controllare gli eventuali conflitti di interesse e dal 2012 esiste un codice di condotta, che obbliga i parlamentari a dichiarare tutte le attività che svolgono al di fuori del Parlamento e gli incontri che hanno con i rappresentanti delle lobbies (dal 2014 sono stati esaminati 24 casi, ma non c’è stata nessuna sanzione grave).

I parlamentari devono anche restituire i regali che superano i 150 euro. Nel registro delle lobbies ci sono 11mila società e organizzazioni. Ursula von der Leyen ha promesso che istituirà un comitato etico indipendente, per analizzare i conflitti di interesse al di fuori delle pressioni dei gruppi politici.