Per ora non si tratta neanche di proposte, bensì di «opzioni» messe giù dalla Commissione europea per provare a superare il regolamento di Dublino introducendo allo stesso tempo regole comuni sul sistema europeo di asilo. La scelta delle parole non è casuale e basta e avanza per capire che aria tira dalle parti di Bruxelles e lo spirito con cui l’Unione europea si prepara a discutere di una possibile riforma delle sue politiche migratorie. Vogliamo «evitare di fare proposte che poi vengano respinte dalle istituzioni», ha messo subito le mani avanti il vicepresidente della commissione Frans Timmermans. Il riferimento è ai pareri che dovranno essere espressi dal parlamento europeo e – soprattutto – dal Consiglio dei capi di Stato e di governo e c’è da scommettere che lo scontro sarà duro visto che sono molti i paesi che, al di là delle parole, non hanno nessuna intenzione di venire in aiuto a Grecia e Italia modificando le regole che oggi impongono al primo paese di ingresso di farsi carico del migrante.
«Opzioni» dunque. Va dato atto a Jean Claude Juncker della tenacia con cui da mesi tenta di far ragionare paesi che piuttosto che accogliere i rifugiati preferiscono alzare muri e schierare eserciti ai confini. Il presidente della commissione Ue ha messo su carta tre possibili alternative al regolamento di Dublino, venendo così incontro alle richieste avanzate da tempo da Italia, Grecia e Germania. Per quanto in apparenza la più sensata, la prima è di fatto già stata archiviata. Prevedeva il trasferimento dei poteri di decisione sulle richieste di asilo all’Easo, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, con l’apertura di propri uffici in ogni stato membro. Idea che però è stata giudicata subito troppo avanzata e quindi chiaramente destinata all’oblìo. «Di questo non è politicamente realistico parlare ora», ha ammesso lo steso Timmermans rimandando la questione a un improbabile futuro.
Anche se in modo diverso, le altre due opzioni si basano invece entrambe sul sistema di quote obbligatorie che si è già rivelato un fallimento fino a oggi. La prima lascia di fatto invariati i criteri su chi debba essere a valutare le richieste di asilo (il paese di arrivo) ma prevede un meccanismo automatico di distribuzione dei migranti da attivare quando uno Stato membro si trova in emergenza. La seconda opzione propone invece il meccanismo opposto, val a dire l’immediata ricollocazione dei migranti tra i 28 in base a criteri prestabiliti (dimensioni e Pil del paese, capacità d accoglienza e numero di migranti già presenti). In questo caso la responsabilità dell’esame della domanda di asilo non sarebbe più legata al paese di primo ingresso.
Resta da vedere adesso se la comunicazioni fatte ieri dalla commissione Ue si trasformeranno in atti legislativi oppure comincerà il solito balletto di litigi e rinvii che ha caratterizzato tutti gli ultimi vertici europei i tema di migranti,. Che tutto finisca in un niente di fatto, lo fanno capire i commenti arrivati a caldo dalla repubblica ceca «Il governo non accetterà alcun sistema permanente di quote obbligatorie», ha detto il primo ministro Bohuslav Sobotka, per l’occasione d’accordo con l’opposizione.E battaglia si annuncia anche all’interno del parlamento, con gli eurdputati 5 stelle che paragonano le proposte di Juncker al gioco delle tre carte. «Presentare più scenari, che di fatto vanno dal mantenimento dell’attuale sistema fino ad una modifica – in verità minima – dello status quo, ha l’unico effetto di creare confusione per non cambiare nulla», ha fatto sapere la parlamentare Laura Ferrara.
A ulteriore conferma di come il 2015 sia stato un anno particolarmente eccezionale per quanto concerne gli arrivi in Europa ieri Frontex ha di nuovo reso noti (lo aveva già fatto in un rapporto del 10 marzo scorso) il numero degli arrivi illegali: 1,82 milioni di attraversamenti dei confini esterni, la maggior parte dei quali, 885.386, hanno riguardato la rotta del mediterraneo meridionale (Turchia e Grecia)154 mila sono stati invece i migranti arrivati in Italia attraverso il mediterraneo centrale ((16 mila in meno rispetto al 2014)Da sottolineare l’apertura di una nova rotta cosiddetta Artica che attraversa Norvegia, Finlandia e Russia e che ha portato 5.200 migranti a chiedere asilo a Oslo. Per quanto riguarda le nazionalità, infine, in cima a tutti ci sono siriani (594.059) e afghani (267.485).