Mezzora di colloquio ieri a Palazzo Chigi per congedare Domenico Arcuri da commissario straordinario all’emergenza Covid. Mario Draghi l’ha sostituito con il generale di Corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo. All’uscente i ringraziamenti di rito «per l’impegno e lo spirito di dedizione». Il premier l’aveva spiegato in Parlamento al momento di chiedere la fiducia: «Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla Protezione civile, alle forze armate, ai volontari». E, senza citare i bandi per le Primule, aveva aggiunto: «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti».

CARRIERA iniziata negli Alpini, Figliuolo nel 2004 è stato in missione in Afghanistan, nel 2014 al comando della Kfor, la forza Nato in Kosovo. Il premier l’ha scelto perché dal 2018 è comandante logistico dell’Esercito ed è già impegnato sul fronte pandemia: nell’allestimento, ad esempio, dei 142 drive through per effettuare i tamponi, nella distribuzione sui territori dei vaccini che arrivano all’aeroporto militare di Pratica di Mare. L’organizzazione della campagna vaccinale cambia radicalmente: la gestione diventa centralizzata, in mano alle Forze armate e alla Protezione Civile, al cui vertice la scorsa settimana è arrivato Fabrizio Curcio. Due sostituzioni effettuate da Draghi senza dare spiegazioni.

L’intenzione è accelerare allineando le velocità: finora le regioni sono andate in ordine sparso. Al piano tecnico, però, si aggiunge quello politico. Tutto il centrodestra, da Fratelli d’Italia fino a Italia Viva, reclamava la testa di Arcuri. Quello di ieri è suonato come un licenziamento che Meloni, Tajani, Salvini e Renzi hanno rivendicato come una vittoria personale. Tajani e Salvini sognavano di incoronare successore Guido Bertolaso. Si sarebbe potuto scegliere Curcio, Draghi ha voluto un generale.

ARCURI augura buon lavoro e torna a dirigere Invitali, struttura a cui è a capo dal lontano 2007: avrebbe dovuto salvare le aziende in crisi per conto del Mise invece ha accumulato incarichi senza particolari successi. Ad esempio Renzi nel 2014 con lo Sblocca Italia affidò a Invitalia il compito di soggetto attuatore della bonifica di Bagnoli, a Napoli. Bonifica ancora lontanissima dal compiersi.

La nomina di Arcuri a commissario per l’emergenza Covid è arrivata il 18 marzo 2020: obiettivo procurare dispositivi di sicurezza, attrezzature per le terapie intensive, banchi per le scuole, organizzare la campagna vaccinale. Il tutto in deroga alle norme per la gestione del Servizio sanitario nazionale e senza essere soggetto al controllo della magistratura contabile. Il decreto Cura Italia stabilisce che i contratti relativi all’acquisto dei beni nonché ogni altro atto negoziale conseguente alla urgente necessità «sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione».

LA SPESA PER ATTREZZATURE e materiali sanitari, al 30 dicembre, come ricostruisce il Cergas-Bocconi, è stata di 5,5 miliardi: gli acquisti delle regioni ammontano a 2 miliardi, quelli di Consip a 400 milioni, quelli della Protezione civile a 300, quelli del commissario Arcuri a 2,8 miliardi di cui 1,8 miliardi per mascherine chirurgiche, Ffp2 e Ffp3.

Due settimane fa è esplosa l’inchiesta sugli acquisti di mascherine per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro, durante la prima fase della pandemia. Arcuri non è indagato ma nel decreto di perquisizione i magistrati romani scrivono: «Si comprende quindi che il comparto privato in discorso abbia un certo ascendente sulla struttura commissariale, la quale non appare interessata a costituire un proprio rapporto con i fornitori cinesi preferendo affidarsi a free lance desiderosi di speculare sull’epidemia». Dopo le polemiche per i banchi a rotelle i fronti si sono moltiplicati.

CAPITOLO SIRINGHE per effettuare i vaccini: la struttura commissariale a dicembre ha bandito una gara per 157 milioni di siringhe modello luer lock, il lotto maggiore alla Red Lotus di Hong Kong. I produttori italiani erano pronti a offrire modelli differenti a un costo 6 volte inferiore ma Arcuri ha sempre difeso la scelta perché si tratterebbe di un modello in grado di estrarre più dosi dal flacone. Poi è stata la volta del bando per reclutare attraverso 5 agenzie interinali 12mila infermieri e 3mila medici, un flop: agli infermieri le agenzie hanno offerto condizioni inaccettabili. Quindi il bando per la Primule, le strutture temporanee da installare sui territori per i vaccini, altro flop: 21 primule da 400mila euro ognuna per un costo totale di 8.400.000 euro, che poteva lievitare aggiungendo altri padiglioni. Le regioni hanno preferito palazzetti, musei, strutture fieristiche.