Cauto ottimismo dal governatore della Bce Mario Draghi, che decide di lasciare i tassi invariati allo 0,5%, mentre il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni da San Pietroburgo intravede la ripresa italiana.

Partendo dalla Bce, il board ha deciso ieri appunto di non tagliare i tassi, ma Draghi annuncia che il livello sarà basso ancora a lungo e che anzi l’ipotesi di usare le forbici alla prossima occasione utile «sarà presa in considerazione». Il governatore ha spiegato che la politica di Francoforte «sarà accomodante finché necessario, grazie alle prospettive dei prezzi, e orientata a favore della loro stabilità». La stima dell’inflazione nella zona della moneta unica è stata alzata all’1,5% nel 2013 e confermata all’1,3% per il 2014. Sul fronte del Pil, la nuova stima dell’Eurotower è migliorata a -0,4% per il 2013 (contro il -0,6% precedente), ma la crescita dell’anno prossimo è tagliata a +1% nell’eurozona (da +1,1%).

Il problema centrale nei paesi dell’eurozona per la Bce è la disoccupazione, che «resta a livelli elevati» e deve essere affrontata con «riforme strutturali incisive che mirino a ridurre le rigidità sui mercati del lavoro e ad aumentare la domanda di manodopera», ha detto Draghi. Quanto alla situazione della Grecia, che avrà bisogno di ulteriori aiuti per una decina di miliardi di euro, il governatore ha spiegato che ci saranno «solo con nuove condizioni».

Quanto a Saccomanni, dal vertice russo del G20 ha spiegato che il recupero economico dell’Italia è iniziato, ma sulle prospettive pesa come un macigno l’incertezza politica: «L’incertezza politica è un fattore negativo dal punto di vista della ripresa della fiducia nella capacità di crescita», ha sottolineato il ministro dell’Economia.
I recenti dati pubblicati da Eurostat, secondo il titolare del dicastero di Via XX Settembre, hanno mostrato che la zona della moneta unica ha lasciato la recessione alle spalle, ma l’Italia ancora arranca. Ciononostante, per Saccomanni la ripresa dell’economia in Italia «è in corso» e «stiamo uscendo dalla fase di recessione. Nel terzo trimestre – aggiunge il ministro – prevediamo una stabilizzazione dell’economia, che significa sempre una coesistenza di dati positivi e negativi, tipica dell’uscita da un ciclo».

Uno dei nodi da sciogliere resta secondo Saccomani quello del mercato del lavoro. Per il titolare delle Finanze, «l’occupazione è sicuramente uno dei dati che più in ritardo reagisce ai cicli economici negativi». L’invito è quindi a «rafforzare tutte le iniziative nazionali e internazionali per mettere ancora più enfasi su alcuni programmi di crescita, soprattutto con l’obiettivo di combattrere la disoccupazione giovanile». Il ministro ha tuttavia sottolineato che «abbiamo molti altri segnali di natura congiunturale, come la produzione industriale e l’andamento dei servizi, che confermano che la ripresa è in corso. E abbiamo tutto l’interesse che questo processo di crescita globale si rafforzi».