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Senza citarlo per nome il presidente della Bce Mario Draghi, parlando ieri a un convegno a Madrid, ha ribadito il suo giudizio positivo sul Jobs Act di Renzi, nel contesto di un’Eurozona dove «sta rallentando lo slancio sulle riforme strutturali» che a suo avviso «sono fondamentali per aumentare la produttività e ridurre la disoccupazione». «Occorre – ha detto Draghi- allentare le barriere normative che inibiscono le aziende piccole dall’assumere» e «le recenti riforme» del mercato del lavoro «in Italia e Spagna hanno cercato di affrontare questo problema», sottolineando che «vi sono prove che le imprese decidono di non crescere piuttosto che varcare la soglia» minima nel numero dei dipendenti «e incorrere in maggiori spese amministrative».

Quanto alla politica monetaria della Bce, ha aggiunto, «sta fornendo sostegno e spazio ai governi affinché portino avanti le riforme strutturali necessarie» e su questo, ha precisato, «spetta ai governi agire, individualmente a livello nazionale oppure tutti insieme a livello europeo». Dovessero invece i governi mancare l’opportunità per continuare con le riforme in modo da alzare la produttività, rinnovarsi tecnologicamente e liberalizzare il mercato del lavoro, «la crescita pro-capite del reddito nella zona euro rischierebbe di ristagnare, e potrebbe anche diminuire», ha avvertito il presidente della Banca centrale europea. Non si prevedono altre esternazioni dell’ex governatore di Bankitalia questa settimana. L’attesa è ora per la riunione del board della Bce dell’8 dicembre prossimo quando il consiglio deciderà se estendere o meno il Quantitative Easing oltre la scadenza di marzo.