Non ci sono stati nuovi voli umanitari italiani da Kabul per portare in salvo personale dell’Ong e i «collaboratori», e le loro famiglie, formula con la quale a livello europeo si è convenuto di riferirsi a tutti quelli che nell’Afghanistan dei talebani sono considerati a rischio per aver collaborato con gli occidentali. Usa, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Francia, ma anche repubblica Ceca e Belgio, hanno programmato o portato a compimento nuove missioni, l’Italia per il momento ha riportato a Fiumicino 50 connazionali per lo più personale dell’ambasciata e 20 afghani. I C 130 dell’aeronautica militare sono pronti negli scali dell’area, ma fermi. L’Italia è però molto attiva nelle dichiarazioni di intenti. Ieri sera il presidente del Consiglio Draghi è comparso al Tg1, interrompendo quel silenzio che, unico tra i leader Ue, aveva mantenuto dalla caduta di Kabul. Draghi ha detto che l’accoglienza «di tutti quelli che ci hanno aiutato e di tutti quelli che si sono esposti per la difesa dei diritti e delle loro famiglie» è un impegno preciso. Da realizzare «nella collaborazione europea, l’Ue sarà all’altezza».

Il presidente del Consiglio ieri mattina ha avuto un colloquio telefonico con Angela Merkel, l’iniziativa è stata della cancelliera tedesca che lunedì aveva già sentito Macron e Johnson e ieri ha rifatto il giro dei colloqui includendo anche l’Italia. Il nostro paese ha la presidenza di turno del G20 «del quale fanno parte anche la Cina, la Turchia, la Russia e l’Arabia saudita, tutti paesi che devono essere coinvolti dunque il G20 rappresenta la sede naturale per avviare la collaborazione», ha detto Draghi in tv. Ricordando che «a fine mese si terrà il G20 dedicato alle donne a Santa Margherita Ligure e siamo pienamente impegnati per costruire una sede appropriata per la collaborazione». Johnson però ha già convocato u G7 (che presiede di turno).

Secondo Draghi l’operazione di rimpatrio e messa in sicurezza dei «collaboratori» e del personale diplomatico italiano rimasto, «molto pochi», «continua». Nessun accenno a chi ha lavorato nelle ong. Intanto il governo non ha ancora ritenuto di venire incontro alle richieste perché sia anticipata l’informativa in parlamento, o perché si svolga un vero dibattito in aula. Al momento resta confermata l’audizione del ministro della difesa Guerini e del ministro degli esteri Di Maio il 24 agosto davanti alle commissioni esteri e difesa di camera e senato.

Di Maio ieri è ricomparso alla Farnesina, lo si è visto nelle immagini del video collegamento con il vertice dei ministri degli esteri Ue. Il capo della nostra diplomazia ha presentato un elenco di cinque «priorità italiane» per affrontare la crisi. «La protezione dei civili, il rispetto dei diritti individuali e delle libertà civili, l’impatto migratorio, la situazione umanitaria e il contrasto al terrorismo». In particolare, riguardo alla protezione da assicurare agli afghani che rischiano la vendetta dei talebani «dovremmo lavorare a un’iniziativa coordinata a livello internazionale per assicurare voli umanitari e fare in modo che all’emergenza si sostituisca un processo organizzato». L’Italia, a differenza dei principali partner europei, non ha più l’ambasciatore a Kabul che è stato il più veloce nel ripartire a ferragosto. Ma all’aeroporto di Kabul come rappresentante civile della Nato impegnato nel coordinamento delle operazioni umanitarie c’è l’ex ambasciatore italiano in Pakistan Stefano Pontecorvo.

Quanto a quello che Di Maio definisce «impatto migratorio» la posizione del ministro degli esteri è che «è necessario che l’Ue metta a punto una risposta comune». Da noi c’è già Salvini che ha iniziato a dare i numeri: «Accogliere alcune decine di persone che hanno collaborato con la nostra ambasciata mi sembra doveroso, ma nessuno ci venga a parlare di decine di migliaia di afgani». Il capo leghista ha pensato bene di organizzare un incontro con l’ambasciatore in Italia del governo afghano – il governo non più al potere -, e di farlo sapere, «per fare il punto della situazione». E replicherà con l’ambasciatore del Pakistan.