Originate dall’assenza, tutte le lettere hanno in sé qualcosa di irrisolto, proprio perché tentano di sopperire per iscritto all’impossibilità di una comunicazione orale. Consapevoli di questa tensione, non pochi scrittori hanno saputo trasformare l’obbligo sociale della corrispondenza in una parte costitutiva della loro opera, esplorando le potenzialità offerte da una forma espressiva che, di per sé, è sospesa tra ambito privato e pubblico, riflessione e sfogo, introspezione e disvelamento del proprio Io. Ci sono, tuttavia, anche numerosi esempi di persone che nella stesura della loro corrispondenza hanno visto solo una perdita di tempo indebitamente sottratto al loro lavoro: Fëdor Dostoevskij...
Alias Domenica
Dostoevskij, noia e castigo, la vita oltre la bile
Memorie russe. Nonostante l’antipatia per la corrispondenza, il suo destino rocambolesco gli dettò romanzeschi resoconti: le «Lettere» di Dostoevskij, in edizione integrata e rinnovata, dal Saggiatore

Una scena da «I demoni» di Fëdor Dostoevskij, regia di Lev Dodin, Malyj Dramaticeskij Teatr, San Pietroburgo, 1991