«Una cosa era scrivere di vicende altrui, avere una conoscenza teorica dello sfruttamento di manodopera, delle ingiustizie e della fame; ben altro era sperimentarlo sulla propria pelle». Quando nel 1952 Dorothy Day consegna questo pensiero si riferisce alla sua prigionia, raccontata nell’autobiografia The Long Loneliness insieme a quasi sessant’anni di storia americana. Tradotta per Jaca Book poco dopo la morte di Day (29 novembre 1980) ora viene ripubblicata perché da qualche tempo non più disponibile in commercio. Una lunga solitudine (pp. 263, euro 20, traduzione di Marilina Degli Alberti) racconta la storia di una protagonista straordinaria del Novecento. ATTIVISTA RADICALE...