Questa sera alle 21.30 Giuseppe Conte parla all’assemblea online del Movimento 5 Stelle. Ci sono deputati e senatori e, per la prima volta in formula congiunta con i parlamentari, vengono chiamati a raccolta anche consiglieri regionali e sindaci.

L’ex presidente del consiglio si ritrova davanti una strada che si è fatta più tortuosa, a causa della decisione di Grillo di tenere ferma la barra sul tetto del doppio mandato. Da questa regola dipende il futuro di un centinaio tra i presenti alla riunione di questa sera. Quasi tutti sperano in un salvacondotto, anche se nessuno lo ammette a taccuini aperti.

Fino a pochi giorni fa, Conte si trovava davanti un M5S frammentato al suo interno ma unito attorno alla sua figura. Gli veniva chiesto di tenere in vita l’esperimento di Grillo e di trattare una separazione onorevole con Davide Casaleggio, che si trattasse di un divorzio vero e proprio o di un pesante ridimensionamento del ruolo della piattaforma Rousseau. Dunque, prima che il tetto dei due mandati tornasse all’ordine del giorno, la linea dello scontro si spostava al di fuori del recinto degli eletti, laddove era necessario dirimere il rapporto con quello che un tempo veniva enfaticamente definito il «sistema operativo del M5S». Per il civilista Conte pareva quasi un dettaglio.

Casaleggio manda segnali che non sembrano concilianti: ha lanciato una raccolta fondi tra gli aderenti (che tecnicamente sono iscritti al M5S, del quale Rousseau conserva in dote il prezioso database) e aperto una consultazione parallela tra i partecipanti ai seminari formativi condotti nel M5S dalla sua associazione per individuare le persone che hanno la maggiore considerazione.

Sembrerebbero due passi verso la creazione di un proprio soggetto politico, ma è un fatto che se la tagliola dei mandati dovesse restare in vigore per Davide Casaleggio sarebbe più facile mantenere un proprio ruolo. Nei disegni di suo padre Gianroberto la condizione per la gestione verticale del M5S era che si trattasse di un soggetto liquido, senza alcun punto di riferimento che non fosse la piattaforma. Sarebbe un segnale importante se Conte volesse avvalersi di quell’armamentario per depotenziare le forme di potere personale che si sono create in questi dieci anni.

Per di più, l’altra novità di questi giorni è che le correnti interne si moltiplicano: dopo «Parole guerriere», che raccoglie molti esponenti di primo piano giunti al secondo mandato, si sono fatti avanti quelli di «Innovare», che invece sono quasi esclusivamente alla prima legislatura in parlamento. Le doti di mediatore di Conte sono messe a dura prova.