Il disegno di legge costituzionale del senatore Pd Alan Ferrari che contiene i tre punti dell’accordo sulle riforme di «garanzia» che gli alleati hanno chiesto ai 5 Stelle in cambio del voto a favore del taglio dei parlamentari è «un’iniziativa personale». È stato assegnato alla prima commissione del senato che sta già discutendo l’abbassamento a 18 anni dell’elettorato attivo per il senato, altro punto dell’accordo, ma le speranze che il presidente leghista conceda la discussione in abbinata dei due disegni di legge sono praticamente nulle. Dunque la maggioranza ha preparato l’alternativa. E in un vertice che si è tenuto ieri alla camera con i rappresentanti di tutti i partiti della «coalizione» e il ministro D’Incà ha deciso di metterla in pista alla camera.

Sta per essere licenziato, probabilmente già oggi in un’appendice della riunione di ieri, un nuovo disegno di legge costituzionale per modificare due articoli della carta: il 57 in modo da eliminare la «base regionale» per l’elezione del senato e l’83 per ridurre da tre a due i delegati regionali che partecipano all’elezione del presidente della Repubblica. Nel frattempo un emendamento al disegno di legge già approvato dalla camera sul voto ai 18enni per il senato renderà del tutto omogenei gli elettorati delle due camere, portando anche quello passivo per il senato (l’età per essere eletti) a 25 anni (da 40). C’è un altro vantaggio: muovendo da due camere diverse i lavori sul pacchetto degli accordi «compensativi» rispetto al taglio dei parlamentari possono procedere di pari passo. Mentre resta lontanissima all’orizzonte l’unica riforma in grado di recuperare almeno un po’ di quella rappresentatività andata persa con il taglio dei parlamentari: la legge elettorale. Gli alleati al momento sono d’accordo solo sul fatto che hanno idee diverse: 5 Stelle, Leu e Iv più per il proporzionale, Pd più per il doppio turno nazionale. Eppure confermano che presenteranno una proposta comune entro la fine dell’anno.