Frente Amplio o ritorno a destra? Anche l’Uruguay va alle urne domani per le elezioni generali, che porteranno al voto oltre due milioni e 600.000 cittadini: per eleggere presidente, vicepresidente e rappresentanti del potere legislativo, formato da 30 senatori e 99 deputati. A maggio del prossimo anno si voterà invece per i dipartimenti. I sondaggi sulle intenzioni di voto attribuiscono tra il 43 e il 44% al partito del Frente Amplio, che candida Tabaré Vazquez, e un possibile 32-33% a Luis Lacalle Pou, rappresentante della principale forza di opposizione, il Partido Nacional. Più distanziato (15%) risulta il senatore Pedro Bordaberry, del Partido Colorado, tradizionale formazione di governo e ora seconda forza dell’opposizione. A seguire, Pablo Mieres, del Partido Independiente, dato al 3% e i tre fanalini di coda, con appena l’1% nelle intenzioni di voto, Gonzalo Abella, di Unidad Popular, César Vega, del Partido Ecologista Radical Intransigente e Rafael Fernandez, del Partido de los Trabajadores.
Pur risultando favorito, l’ex presidente Vazquez (2005-2010) non sembra poter ottenere il 50% più uno e i sondaggi danno per certo un secondo turno, il 30 novembre. In base a un’inchiesta pubblicata a metà ottobre da Interconsult, al ballottaggio vincerà il candidato di opposizione, molto sponsorizzato dai grandi media internazionali. La coalizione di sinistra, che raggruppa una dozzina di partiti – socialisti, marxisti, socialdemocratici, indipendenti e gli ex-tupamaros dell’attuale presidente José Mujica – ha la maggioranza sia al Senato che alla Camera, ma i sondaggi dicono che la perderà. Gli indecisi, valutati al 9%, potrebbero quindi avere il loro peso.

Domani, gli elettori dovranno anche votare un progetto di riforma costituzionale che prevede di abbassare l’età di punibilità penale dai 18 ai 16 anni. Un tema che ha diviso la popolazione e ha fornito alle destre occasione di soffiare sul fuoco della sicurezza. Altro cavallo di battaglia delle destre, quello dei diritti civili, in particolare il consumo controllato di marijuana e la depenalizzazione dell’aborto. Aperture che il presidente Mujica ha fortemente voluto, a differenza di Vazquez, molto più moderato. E infatti, la sinistra del Frente avrebbe preferito candidare Constanza Moreira, ora in lista come senatrice al pari di Mujica. È però riuscita a ottenere solo la vicepresidenza di Raul Sendic, figlio dello scomparso fondatore dei Tupamaros, votato a larghissima maggioranza dal Frente Amplio il 15 giugno.

La Costituzione impedisce all’ex tupamaro Mujica di ricandidarsi. D’altronde, a 79 anni, la sua salute non gli consente grandi sforzi, per le conseguenze che gli hanno lasciato i 13 anni e passa trascorsi in carcere durante la dittatura (1975-1985). «Pepe» ha comunque accettato di guidare la lista del Movimiento de Participacion Popular (Mpp) al senato, anche in forza dell’altissimo gradimento con cui termina la sua presidenza (oltre il 56%). Per non prestare il fianco alla destra, in finale di campagna Mujica ha messo la sordina alle sue differenze con Vazquez accentuando ulteriormente i grandi passi in avanti fatti dal paese in termini di riduzione della povertà e delle disuguaglianze.

Fatte le debite proporzioni, la partita che si sta giocando nel piccolo Uruguay presenta infatti caratteristiche analoghe a quelle delle elezioni in Brasile. Le destre premono per togliere sostegno all’arco socialista dell’America latina, Cuba e Venezuela soprattutto. Alberto Lacalle ha detto chiaramente che intende legarsi all’Alleanza del Pacifico e che aumenterà la distanza dell’Uruguay dal Mercosur. E se la sinistra moderata uruguayana cede il passo al centrodestra che guarda a Washington, anche la posizione del Cile (che sta nell’Alleanza nel Pacifico, ma con un occhio al Mercosur) ne verrebbe influenzata.