«Una tragedia che ha svegliato il paese». Le parole del presidente Klaus Iohannis sono la sintesi perfetta della sua nazione che vive giorni drammatici. La Romania è ancora scioccata dai tragici eventi di venerdi scorso quando nel Colectiv Club un incendio scoppiato durante un concerto di un gruppo metal nella notte di Halloween, ha causato la morte di 32 giovani (bilancio ancora provvisorio) ferendone altri 150 (tra di loro anche una studentessa napoletana, la giovane Tullia Ciotola), 81 dei quali restano in condizioni critiche negli ospedali della capitale.

Ma se durante lo scorso fine settimana si sono pianti i morti e contati i feriti come in un bollettino di guerra, l’inizio settimana ha segnato l’inevitabile resa dei conti con migliaia di cittadini in strada a gridare tutta la loro rabbia verso le istituzioni e a chiedere le dimissioni dell’intero governo. E dimissioni sono state.

Ieri mattina il premier e leader socialdemocratico, Victor Ponta, ha deposto il proprio mandato, dichiarando di fatto caduto anche il suo esecutivo. «A cominciare da oggi – ha dichiarato Ponta ripreso da Hotnews – depongo il mio mandato di primo ministro. Ho l’obbligo di constatare la leggittima rabbia che esiste nella società e di prendermi responsabilità più grosse di un imprenditore con la sua azienda. Spero che le dimissioni mie e del Governo servano a riportare tranquillità tra il popolo. Si sente il bisogno di ricevere di più dall’esecutivo e dalla politica in generale e sarebbe un grave errore ignorare la richiesta».

In realtà, la tragedia di venerdi scorso ha assunto connotati politici oltre che per l’estrema gravità di quanto accaduto, anche per l’ormai già ampiamente deteriorata immagine di Victor Ponta attualmente coinvolto in due processi con accuse di riciclaggio di denaro, corruzione e falso in atto pubblico. Inoltre, l’opinione pubblica era stata già scossa da un altra morte «sospetta»: quella del poliziotto Bogdan Gigina coinvolto in un incidente in motocicletta mentre faceva da scorta, per motivi secondo molti non strettamente legati alla sua funzione, al ministro degli Interni, Gabriel Oprea (finito non a caso nel mirino dei manifestanti).

Un’esplosione di rabbia, dunque, come quella già avvenuta durante le elezioni presidenziali dello scorso dicembre che di fatto costarono la sconfitta al ballottaggio del premier Ponta favorendo l’insediamento di Klaus Iohannis a palazzo Cotroceni. Resta da definire il quadro politico dopo un evento che ha di fatto indebolito la posizione della principale forza di governo, il partito socialdemocratico, e rafforzato quella dell’opposizione che può già vantare la carica presidenziale in un sistema, come quello rumeno, che è sul modello francese e concede ampi poteri al presidente della Repubblica.

L’opposizione ha già chiesto le elezioni anticipate, ipotesi prontamente respinta dalle forze di governo che optano per una soluzione che garantisca stabilità in vista dell’approvazione del bilancio per il 2016.

In realtà, l’ipotesi delle elezioni anticipate è difficilmente percorribile perché praticabile solo nel caso in cui anche il nuovo premier, proposto dal presidente Iohannis dopo le candidature avanzate dai partiti, non dovesse ricevere la maggioranza parlamentare (ipotesi difficilmente realizzabile perché contemplerebbe di fatto una rinuncia della maggioranza parlamentare al proprio ruolo).

«Chiamerò i partiti alle consultazioni – ha detto il presidente Iohannis – con estrema urgenza». Intanto, le proteste di strada sono proseguite anche ieri sera, non solo nella capitale.

La piazza chiede un governo tecnico per garantire stabilità al paese e condurlo alle elezioni parlamentari del 2016 non prima di aver fatto chiarezza sulla strage del Colectiv (e non prima di aver fatto piazza pulita dell’attuale squadra di governo) che, fino a questo momento, ha prodotto 3 arresti (i proprietari del club che non era a norma così come molti nel centro della capitale).