Dopo 60 anni i napoletani finalmente oltrepasseranno liberamente quelle porte dove fino a poco tempo fa campeggiava lo stemma del comando Nato. Un’intera area che dal 1954 era in mano all’Alleanza Atlantica e di conseguenza completamente proibita e preclusa agli abitanti. Una ventina di palazzine, vigneti, frutteti erano parte di una vera e propria cittadina autosufficiente e abitata soprattutto da militari americani. I soldati avevano le proprie scuole, il supermercato, le lavanderie, palestre, campi sportivi e perfino aree per lo svago serale.

Oggi con il progetto «Nat’a Bagnoli» e dopo che il 3 dicembre 2012 il Comando alleato ha ammainato la bandiera per trasferirsi a Lago Patria, questo bene sarà riconsegnato alla città. La proprietà dei suoli del banco di Napoli è stata infatti ceduta, per il 50%, in comodato d’uso al comune di Napoli che ha intenzione di riqualificare l’area concentrandosi sulle attività per i giovani con l’aiuto e la cooperazione di scuole, università, associazioni, ma soprattutto il carcere minorile di Nisida. I ragazzi che scontano le pene sull’isola di fronte il litorale di Coroglio saranno infatti impegnati in attività artigianali e agricole, quindi verrà aperto uno studentato e un ostello per accogliere giovani provenienti da diversi paesi. Nelle idee di Palazzo San Giacomo poi un progetto ambientale, una cittadella ecosostenibile a rifiuti zero, con macchine, bici elettriche e pannelli fotovoltaici.

Insomma quello che per sei decadi è stato per Napoli un simbolo di guerra dove concentrare tutte le proteste pacifiste ora dovrebbe trasformarsi in un luogo di cultura e progettualità sociale. Per inaugurare il nuovo corso, da questa mattina sarà un susseguirsi di iniziative che partiranno alle 11.30 con attività ludico-ricreative dedicate ai più piccoli, nonché degustazioni enogastronomiche. La giornata terminerà alle 23 con un grande concerto di Edoardo Bennato, il papà di «vendo Bagnoli» o «L’isola che non c’è»(dedicata proprio a Nisida), che non ha mai abbandonato il luogo in cui cresciuto e tuttora risiede. «Sono nato a via campi Flegrei 155, Mio padre lavorava all’Italsider – racconta il cantautore – alle 7 del mattino usciva in bicicletta e tornava alla sera annerito, ma contento. Lo stabilimento aveva già allora un sacco di problemi eppure ha dato da mangiare alla mia famiglia e al quartiere. Ma è rimasto tutto fermo a quel periodo – spiega il musicista partenopeo – ora si tratta di un’ultima chance. L’obiettivo del concerto il primo dicembre (oggi, ndr) è quello di coinvolgere emotivamente il popolo, innescare la scintilla». Alle 17, invece è previsto un intervento dello scrittore Erri De Luca.

«Che cosa ne sarà di quest’area – spiega il sindaco Luigi de Magistris che è anche commissario della fondazione – deve dirlo principalmente la città. All’interno ci sono anche tanti spazi da scoprire, come i tunnel scavati dai militari o gli orti coltivati nei quali lavorano e producono i contadini. Credo – conclude l’ex pm – che Napoli possa avere l’occasione di trasformare un luogo dove si sono comandate tutte le guerre in uno dove entrano i cittadini».