Le duecento pagine del romanzo Dopo la pioggia di Chiara Mezzalama (edizioni e/o, pp. 224, euro 16,50) si leggono tutte d’un fiato. Forse perché ci si immedesima nell’io narrante: una donna di quarantacinque anni che ricorda la sensazione netta, al momento della nascita della primogenita, di non essere più padrona della propria vita. La protagonista sente una responsabilità schiacciante, fa un passo indietro per lasciare ai figli lo spazio per crescere. Come in un copione tramandato da generazioni, Elena – questo il nome dell’io narrante – accudisce la famiglia e, intanto, dimentica se stessa. Il marito dà tutto per scontato, la lascia sola. Lei non vorrebbe confidarsi, nemmeno con un’amica cara, perché sa che parlando si infliggerebbe altro dolore.

«DOPO LA PIOGGIA» è la storia di una separazione, vista con gli occhi di una donna, per certi versi ricorda I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante. Il romanzo di Mezzalama è però altra cosa perché i sentimenti si intrecciano a una crescita insostenibile e quindi alla crisi climatica da tanti ignorata. La pandemia di Covid-19 ancora non c’è, ma le sue conseguenze si avvertono laddove il marito di Elena ripensa ai numerosi spostamenti lavorativi: «Non c’era settimana che non fosse in almeno due luoghi diversi d’Italia o d’Europa, talvolta anche l’Africa, l’Asia, aveva viaggiato ovunque. All’inizio era un’esperienza che lo entusiasmava, incontrare mondi diversi, assaggiare cibi, ascoltare lingue. Con il passare del tempo, tutto sembrava insensato».

Sono anche le condizioni atmosferiche a tenere alta la tensione fino alla fine del libro. Rendendo omaggio, pagina dopo pagina, alla bellezza del Lazio e dell’Umbria in cui è ambientato. Una bellezza taumaturgica. Mezzalama si chiede se non sia possibile viaggiare più leggere, smettendo di sacrificarsi per la famiglia. Prendendo posizione, perché «chi non fa niente non rischia niente, ma è non facendo niente che succedono le cose peggiori». Raccontando le vicende di Elena ed Ettore, dei figli e degli altri personaggi, verrebbe da pensare che l’autrice si rivolga a un pubblico femminile. In realtà è un libro che parla anche agli uomini per decifrare i conflitti relazionali e le condizioni in cui versa il pianeta.

AVEVAMO CONOSCIUTO Mezzalama con il romanzo autobiografico Il giardino persiano, in cui raccontava un’estate nella residenza dell’ambasciatore d’Italia a Teheran all’indomani della Rivoluzione del 1979. In libreria a partire da oggi per le edizioni e/o, Dopo la pioggia è candidato al Premio Strega su proposta della scrittrice statunitense di origine indiana Jhumpa Lahiri con questa motivazione: «Come La tempesta, il capolavoro rinascimentale di Giorgione, questo romanzo si interroga sul rapporto profondo e misterioso fra natura e umanità».