Fermare o meno il match Inter-Napoli per i ripetuti cori razzisti contro Kalidou Koulibaly: la polemica è continuata anche ieri. «Gli ululati erano stati segnalati – ha spiegato il questore di Milano – dopo che gli annunci allo stadio si erano fermati. Quando il giocatore è stato ammonito, e poi espulso, a 5 minuti dalla fine, sono ricominciati. A quel punto era rischioso fermare tutto». Di parere opposto l’ex prefetto Achille Serra, rappresentante della Lega Serie A nel Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive: «Cos’altro si deve fare per sospendere una partita oltre quei “buu” dell’altra sera? Gli strumenti ci sarebbero ma se non si adottano è inutile». Il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, non commenta: «Gli arbitri non hanno nessuna dichiarazione da fare, per ora ascoltiamo».

Il legale della società partenopea, Mattia Grassani, non si è invece tirato indietro: «L’espulsione di Koulibaly è la sommatoria di una serie di comportamenti all’interno dello stadio, dai cori di discriminazione territoriale fino a quelli razzisti. Si doveva interrompere la partita». Dall’Inter, nel tardo pomeriggio, arriva finalmente un commento: «Inter vuol dire integrazione, accoglienza e futuro. Chi non comprende la nostra storia, non è con noi».

Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, tira dritto: «Il campionato non si ferma, ho sentito anche il governo, abbiamo condiviso che si va avanti. Il questore è nel pieno diritto di proporre provvedimenti ma le sanzioni di tipo sportivo credo spettino al giudice sportivo». E sullo stop alla partita: «C’è la possibilità che un funzionario sospenda la gara, l’arbitro non ha questa possibilità. Dobbiamo chiarire questa norma con il ministero dell’Interno».

Di parere opposto Giuseppe Pecoraro, capo della Procura Figc: «Il match andava sospeso e infatti gli uomini della Procura hanno segnalato al quarto uomo che la squadra partenopea chiedeva lo stop. Per quel che ci riguarda, è in corso la comunicazione dell’accaduto al giudice sportivo». Gravina dice che non è possibile, per la squadra che subisce i cori, abbandonare il match («violerebbe le norme»); poi attacca il patron del Napoli: «Certe dichiarazioni avevano provocato un certo clima».

È stato lo stesso allenatore del Napoli, Ancelotti, ad avvisare: «La prossima volta ci fermiamo». Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, interista, ha commentato: «Ai prossimi ’buu’ mi alzerò e me ne andrò dallo stadio». Il sindaco partenopeo, Luigi de Magistris, attacca: «Viviamo sempre più di razzismo di Stato». Se lo spogliatoio del Napoli si è schierato con Koulibaly (Dris Mertens scrive: «Non reagire a queste stronzate, resistiamo insieme!»), anche l’interista Icardi si è fatto sentire: «Sono deluso da quello che è successo a San Siro. Basta razzismo». Tra i primi ieri a commentare anche Cristiano Ronaldo: «Nel mondo e nel calcio ci vorrebbero sempre educazione e rispetto. No a qualunque offesa e discriminazione».

E ancora Prince Boateng: «Io sono, tu sei, siamo tutti Koulibaly». Nel 2013, quando militava nel Milan, abbandonò un’amichevole con la Pro Patria contro i cori beceri dei tifosi. Con il difensore del Napoli anche il collega di reparto della Fiorentina, Vitor Hugo, l’allenatore del Milan e il club giallorosso. Persino una bandiera dell’Inter, Sandro Mazzola, non ha dubbi: «Bisognerebbe subito sospendere le partite».