Continua la pressione sulla Commissione europea riguardo ai ritardi nella distribuzione dei vaccini, mentre la polemica non si placa nei paesi membri, anche se Pfizer ha cercato di rassicurare sul rallentamento delle consegne delle dosi, ridotto a una sola settimana e che, almeno sulla carta, dovrebbe limitare la penuria temuta da molte capitali.

Ieri, si sono riuniti i ministri degli Affari europei, per preparare il Consiglio europeo di giovedì: c’è la conferma del sostegno alla scelta della Commissione di fare acquisti di gruppo (hanno evitato una concorrenza deleteria tra stati), che dovranno però venire rafforzati e di accelerare le consegne, senza dimenticare l’impegno verso paesi terzi poveri, dai Balcani all’Africa.

Ieri, l’Oms ha lanciato l’allarme su questo ultimo fronte, su un «fallimento morale catastrofico» che si profila «se i paesi ricchi accaparrano i vaccini a scapito dei paesi poveri» (quando tutti i vaccini saranno autorizzati, la Ue avrà 2,3 miliardi di dosi ordinate, una parte potrà andare a paesi terzi).

Si sono inoltre conclusi ieri i contatti esplorativi della Commissione con un ottavo laboratorio farmaceutico, la biotech franco-austriaca Valneva (che ha sede a Nantes), che ha messo a punto un vaccino di tipo tradizionale e a cui la Ue ha ordinato 30 milioni di dosi, che possono raddoppiare. Dobbiamo «massimizzare le possibilità di essere sicuri che tutti i cittadini Ue abbiano accesso a un vaccino sicuro e efficace entro la fine del 2021» ha detto ieri la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides.

Per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, vista l’espansione continua della pandemia, «è più importate che mai che gli stati membri abbiano accesso a un portafoglio il più ampio possibile di vaccini». Per il momento, solo due sono stati autorizzati (Pfizer e Moderna) e un terzo (AstraZeneca) potrebbe esserlo il 29 gennaio. La Commissione, per difendersi, ha ricordato ieri in un comunicato di aver messo sul tavolo dal 4 maggio scorso 16 miliardi di euro per il programma di Coronavirus Global Response. Un modo per mettere le mani avanti e respingere l’accusa di essere stata “tirchia” sul prezzo da pagare per le dosi – meno di Gran Bretagna o Israele, che stanno vaccinando molto di più – che fino a qualche giorno fa era un vanto di Bruxelles, anche se manca la trasparenza sui negoziati. La diffidenza dei cittadini verso le case farmaceutiche è così stata fomentata: secondo un sondaggio, in Francia l’84% accusa i laboratori di mancanza di trasparenza.

Ieri, ha suscitato indignazione in Francia l’informazione che Sanofi – che è uno degli industriali che ha concluso un accordo con la Ue – metterà in atto un piano di riduzione dei costi di produzione, tagliando 400 posti nella Ricerca e Sviluppo. Per il segretario della Cgt, Philippe Martinez, questa riduzione nella ricerca sarebbe una delle cause del ritardo di Sanofi nella messa a punto di un vaccino.

Intanto, già una nuova polemica serpeggia nella Ue: l’opportunità del «passaporto vaccinale». Una questione «prematura» per i più, fino a quando dura la penuria di dosi. Ma la Grecia ha scritto alla Commissione, per chiedere il «passaporto», che permetterebbe per Atene un ritorno alla normalità nel turismo (e negli spettacoli e nella cultura) la prossima estate. La Germania è reticente, la Francia per ora è contraria.

Nel frattempo, al Consiglio europeo di giovedì sarà sul tavolo la questione delle frontiere interne della Ue: dopo che molti stati ormai obbligano chi proviene da paesi extra-Ue a presentare un test negativo al Covid, ci potrebbe essere un’adozione anche alle frontiere nell’area Schengen. È un simbolo pesante, che metterebbe ostacoli alla libera circolazione.