Spazio che raccoglie intorno a sé ricercatori in diverse università europee, statunitensi e centroamericane, Chronica Mundi vuole essere «una piattaforma dove studiosi e anche semplici appassionati di storia possano trovare spunti di riflessione e di dibattito». Della rivista è appena uscito un numero monografico curato da Sara Delmedico e da Elena Sottilotta e intitolato «Donne in Sardegna. Creatività ed espressione di sé». Il saggio di apertura, intitolato «Lungo il filo delle janas. La scrittura al femminile in Sardegna oltre la categoria dell’eccezionalità», è firmato da Gigliola Sulis. «Nell’interpretazione femminile – scrive Sulis – le janas, minuscole fate-streghe tessitrici della demologia sarda, con i loro telai si fanno variamente metafora del lavoro creativo delle donne: un lavoro che produce luce (i fili d’oro da cui si originano l’alfabeto, la scrittura, la poesia e l’arte), ma che rimane invisibile ai più perché nascosto, notturno e sotterraneo; un lavoro svolto da creature piccolissime, la cui forza è nella dimensione collettiva e comunitaria, operose e fattive nelle loro “domus” come le api in sciami e alveari; un lavoro che porta con sé il germe della ribellione, tanto alla fatica dei lavori pesanti che ne limitano la creatività quanto alle aspettative di genere».

«IL FOCUS sul contesto sardo – spiega Sulis – scelto in quanto caso di “letteratura minore” solo in parte allineata con gli snodi nazionali ed egemonici, consente una riflessione sia sulla doppia marginalizzazione delle scrittrici isolane (per il genere e in quanto parte di una minoranza), sia sulla loro accettazione poetica della doppia marginalità come sito di posizionamento privilegiato». Da questo duplice snodo Sulis parte per un’analisi che mette in luce i percorsi di autonomia attraverso i quali la scrittura femminile in Sardegna va oltre le tradizioni dell’isola e la loro diversità rispetto al contesto italiano.

I SAGGI SUCCESSIVI sono di Paolo Ferrante, Gianmarco Mancosu, Marco Lutzu, Diego Pani, Cristina Jacobsen, Gloria Turtas, Laura Nieddu, Stefano Fogarizzu, Ramona Onnis e Giuliana Adamo. Dalle arti visive alla letteratura sino alla musica, la pluralità di forme in cui si è realizzata la creatività femminile viene analizzata mettendo insieme i nomi più noti (Maria Lai, Grazia Deledda, Antonella Anedda, Maria Giacobbe, Bianca Pitzorno, Paola Soriga, Maria Carta) con quelli poco conosciuti (Francesca Cambosu, Maria Elena Sini, Dolores Biosa). A chiudere, un’intervista a Michela Murgia intitolata «Le scritture rimangono». È un colloquio inedito della scrittrice con Sara Delmedico e con Elena Sottilotta, datato 2021 e diviso in due sezioni. Nella prima l’autrice di Accabadora affronta i temi dell’ispirazione identitaria della sua scrittura e del rapporto con la lingua sarda e con Grazia Deledda. Nella seconda, Murgia riflette sulle battaglie femministe, sul ruolo del linguaggio nei rapporti di potere, sulla violenza contro le donne e sul modo in cui è raccontata.