Giorgio Vasari racconta che, «così fanciullo come era», anche in Domenico Beccafumi (1486-1549 o 1551) si mostrò quanto «per dono solo della natura si vide in Giotto», ossia l’eccezionale talento «di dovere riuscire ottimo pittore». Fatto in Siena il primo apprendistato, sul finire dell’anno 1511, Beccafumi si reca a Roma «a studiare le cose di Michelagnolo, di Raffaello e degl’altri eccellenti maestri». Quando torna nel 1513 nella sua Siena era divenuto, scrive Vasari, «fiero nel disegnare, copioso nell’invenzioni e molto vago coloritore». I colori di Beccafumi. Il loro «molto dolce» congiungersi, e quel loro delicato svariare per leggera soffusione di...