A Roma l’appuntamento è in Piazza del Campidoglio alle 16 di domani 27 giugno, ma sono tante altre le città che sabato si mobiliteranno contro il piano di annessione del governo israeliano di ampie porzioni di Cisgiordania occupata: Milano, Napoli, Firenze, Torino, Palermo, Ivrea, Bari, Cagliari, Bologna, Catania, Genova, Messina, Trieste, Venezia e Vicenza.

Manifestazioni in risposta alla chiamata delle undici comunità palestinesi d’Italia che chiedono alla società civile, le associazioni, i movimenti di aderire alla lotta in corso nella Palestina storica e nella diaspora contro il progetto del governo Netanyahu di annettere allo Stato di Israele la Valle del Giordano e i grandi blocchi di colonie.

«Non siamo stanchi né disperati – dice Yousef Salman, presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, alla conferenza stampa indetta ieri a Roma alla Lega delle Autonomie Locali – La nostra forza viene da una causa giusta. Quando abbiamo lanciato l’iniziativa del 27 giugno erano quattro le città aderenti, ora sono 16. Scendiamo in piazza per una pace giusta e durevole, per il riconoscimento dello Stato di Palestina».

Accanto a Salman c’è Luisa Morgantini, presidentessa di AssoPacePalestina: «Qui si tratta di diritti calpestati, di diritto internazionale calpestato, di umanità distrutta, di apartheid e razzismo. Chiediamo all’Europa di avere il coraggio di sospendere l’accordo di cooperazione con Israele che all’articolo 2 prevede la cessazione nel caso in cui una delle due parti violi i diritti umani». Di risposte per ora dall’Europa e dall’Italia ne arrivano poche: il primo ministro Conte si è limitato a inviare una lettera di debole dissenso all’omologo israeliano, mentre la Ue viaggia in ordine sparso, limitata dall’assenza di unanimità tra gli Stati membri.

Elemento messo in evidenza in conferenza stampa da Massimo D’Alema, ex presidente del consiglio e presidente della fondazione Italianieuropei: «Israele oggi è il punto di riferimento della destra internazionale, non a caso l’Ungheria è capofila del sostegno a Tel Aviv. È il punto di riferimento dell’asse di destra che va da Trump a Bolsonaro a Orbán. All’Europa si chiede dunque di essere coerente con i suoi principi e valori. È in gioco la credibilità dell’Europa, quella che sanziona la Russia perché annette la Crimea ma che ha poi un rapporto preferenziale con Israele. È l’applicazione di un doppio standard che mette in discussione la credibilità dell’Europa e la convivenza nel Mediterraneo».

«La comunità internazionale ha avallato in modo vergognoso il piano di annessione – continua Moni Ovadia, artista e attivista – Quando non conviene i diritti si dimenticano. Sulla questione palestinese c’è un continuo riferimento all’Olocausto, che si è consumato in Occidente e che oggi strumentalmente viene usato contro il popolo palestinese. Quello che si cerca di fare è trasformarlo in un popolo di anime morte, senza profilo identitario».

Contro simili tentativi domani si manifesta. All’iniziativa nazionale hanno aderito moltissime realtà, centri sociali, associazioni e tra gli altri sedi dell’Anpi, Arci, Fiom, Usb, Rifondazione comunista e Potere al Popolo.