Dodici avvisi di garanzia e di chiusura indagini sono stati recapitati a Salerno con l’ipotesi di manifestazione non autorizzata. Tra gli indagati, figura un ricercatore dell’Università di Salerno, Gennaro Avallone, docente di sociologia urbana e voce nota nel campo degli studi sulle migrazioni e nelle riflessioni sull’ecologia politica, lunga esperienza militante nei movimenti sociali e collaboratore di questo giornale. Nell’elenco degli indagati, figurano anche alcuni studenti. Ieri è stato diffuso un documento di solidarietà con Avallone e gli altri indagati accompagnato dalle firme di più di cento docenti dell’Università di Salerno, in cui si richiamano gli aspetti più preoccupanti della vicenda.
I fatti contestati risalgono all’11 settembre scorso, anche se gli avvisi sono giunti sono nove mesi dopo, e in casuale ma singolare coincidenza con le manifestazioni di contestazione a Salvini, che a Salerno sono state piuttosto vivaci.

QUEL GIORNO LA LEGA, impegnata nel suo tentativo di radicare presenza e organizzazione a sud, dichiara che una marcia «per la legalità e la sicurezza» percorrerà il Lungomare di Salerno. Non è un luogo scelto a caso: il Lungomare è stato eletto a simbolo del «degrado» della città dalla retorica securitaria, perché è utilizzato dai venditori ambulanti, in gran parte migranti, per lavorare. Questi venditori ambulanti hanno ingaggiato da tempo una vertenza dura con l’amministrazione cittadina, per poter ottenere posti decenti per fare il proprio mestiere, senza essere relegati in mercatini periferici e nascosti. La vertenza è ancora oggi bloccata, con episodi di forte tensione tra i rappresentati della comunità senegalese e il governatore della Campania, già sindaco ma ancora influentissimo a Salerno, Vincenzo De Luca. Il quale, dal canto suo, non ha mai fatto economia di slogan securitari, e della retorica del degrado. Insomma, la Lega, che trova il terreno ben preparato dalla retorica deluchiana, decide di soffiare sul fuoco, organizzando quella che appare subito come una ronda antimigranti, più o meno simbolica.

DA QUI LA DIFFUSIONE di un’evidente preoccupazione, che porta all’accorrere sul Lungomare, con un rapido passaparola, di numerosi cittadini antirazzisti, insieme a chi, nell’Università di Salerno, conosce da vicino la questione. Gennaro Avallone, infatti, è impegnato da tempo in una inchiesta partecipata sulla situazione del lavoro migrante e, in particolare, sul rapporto tra commercio ambulante e organizzazione degli spazi urbani. Insomma, era lì a fare il proprio mestiere, quello di un ricercatore che sa che i saperi sono fatti per prendere posizione: osservare, capire, facilitare la presa di parola delle persone che l’iniziativa leghista voleva ridurre a elementi di degrado, continuare il lavoro collettivo iniziato in Università per permettere alla città di uscire dalle retoriche securitarie e razziste e ripensare la propria convivenza.
I docenti mobilitati in solidarietà chiedono nel documento al Rettore, di esprimersi in difesa della libertà di manifestazione e di ricerca. Il paradosso è che il Rettore dell’Università di Salerno è attualmente impegnato in campagna elettorale come candidato proprio con la Lega. Il Rettore finora si è ben guardato dal dimettersi dalla carica, e anche semplicemente di sospendersi dalle sue funzioni. Vedremo se risponderà qualcosa ai suoi docenti: al momento, sembra molto improbabile.

INTANTO, IL CRESCERE della solidarietà è anche l’occasione rafforzare la riorganizzazione spazi di ricerca e di espressione collettiva, fondati sulla sperimentazione di nuove relazioni tra l’università e il suo «fuori»: una concezione della vita universitaria radicalmente alternativa a quel mix di logica proprietaria e governo degli algoritmi che ha costituito la retorica dell’«eccellenza» in questi anni. Una retorica dell’innovazione che, del resto, come la vicenda della candidatura rettorale mostra emblematicamente, è tutt’altro che incompatibile con la riproduzione delle pratiche più tradizionali di relazione e scambio con il potere politico.