Inizia oggi all’ufficio brevetti statunitense la battaglia legale per il brevetto sul metodo «Crispr-Cas9». Si tratta di una tecnica che sta rivoluzionando la ricerca biotecnologica, perché consente di modificare il Dna di una cellula con inedita facilità. La tecnica è stata brevettata da un ricercatore del Broad Institute di Boston, il sino-americano Feng Zhang. Ma altre due ricercatrici, Jennifer Doudna dell’Università di Berkeley e Emmanuelle Charpentier del Max Planck Institute di Berlino, sostengono di aver scoperto per prime il metodo Crispr-Cas9. In effetti, Zhang aveva richiesto il brevetto dopo Doudna e Charpentier. Ma aveva goduto di una procedura accelerata di esame (a pagamento) che gli aveva permesso di sorpassare le concorrenti. Nei prossimi giorni, gli esaminatori dell’ufficio brevetti statunitense cominceranno ad ascoltare le parti per capire chi abbia ragione.

A scuola dai batteri

Crispr-Cas9 si basa su un meccanismo immunitario presente nei batteri. Nel Dna di un batterio sono presenti sequenze genetiche che corrispondono ai virus (composti anch’essi da Dna) incontrati durante la vita del micro-organismo. Il batterio usa le sequenze «registrate» per riconoscere e neutralizzare i virus grazie all’enzima Cas9. Lo stesso meccanismo viene oggi usato per riconoscere precisamente una regione del Dna di una cellula (per esempio, un gene difettoso) e tagliarlo per disattivare il gene o sostituirlo con un’altra sequenza.

Non è l’unico modo che conosciamo per modificare il Dna, ma finora è di gran lunga il più facile ed economico. Non è nemmeno il più preciso, perché può capitare che venga modificato il Dna anche in altre regioni indesiderate. I tantissimi ricercatori impegnati a migliorare la tecnologia stanno però rendendo Crispr-Cas9 sempre più efficiente.

Un metodo così potente fa gola a tanti. Per ora, Crispr-Cas9 è stato messo a libera disposizione di chi voglia usare il metodo a scopo di ricerca. Ma se verranno messe a punto terapie geniche per curare malattie congenite, ne deriveranno grandi speranze per i pazienti ma anche un enorme mercato per le case farmaceutiche. Inoltre, la stessa tecnica può essere applicata anche per creare nuovi organismi geneticamente modificati.

Il brevetto su Crispr-Cas9, che conferisce un potere esclusivo di sfruttare commercialmente l’invenzione, potrebbe essere dunque una gallina dalle uova d’oro. Per la verità, lo stesso Feng Zhang ha già dimostrato che vi sono altre molecole, oltre all’enzima Cas9, che possono svolgere la stessa funzione. Potrebbe dunque darsi che il metodo più redditizio dal punto di vista commerciale debba ancora essere inventato. Lo scontro tra Doudna, Charpentier e Zhang sta comunque attirando l’attenzione sia degli scienziati che degli investitori. I tre, infatti, sono in competizione non solo dal punto di vista scientifico, ma anche da quello della bioetica e della finanza.

Doudna, per esempio, è stata tra i promotori di un appello rivolto alla comunità scientifica per approvare una moratoria sull’uso clinico di Crispr-Cas9 sugli embrioni: troppi, secondo lei, i rischi che una tecnologia così potente venga applicata per selezionare embrioni su base eugenetica. Ma la sua battaglia contro il brevetto di Zhang non è del tutto disinteressata. Doudna, Zhang e Charpentier hanno partecipato a fondare start-up farmaceutiche (rispettivamente Intellia, Editas e Crispr Therapeutics) interessate a trasformare Crispr-Cas9 in un prodotto commerciale.

Le mosse di Big Pharma

Ognuna di queste start-up ha ricevuto centinaia di milioni di dollari di investimenti dai principali attori sul mercato: Bayer, GlaxoSmithKline, Celgene e Vertex per Crispr Therapeutics, Novartis e il fondo di investimenti OrbiMed per Intellia mentre Editas, in cui hanno investito la Juno Therapeutics, Google e la Gates Foundation, è stata appena quotata in borsa. La licenza per usare il brevetto su Crispr attualmente appartiene alla Editas, che dunque ha molto da perdere da un’eventuale sconfitta legale di Zhang.

La battaglia per il brevetto ha anche un valore per la storia del diritto statunitense. Sarà l’ultima volta in cui due parti duelleranno per dimostrare chi abbia davvero realizzato per primo un’invenzione, alla maniera di Bell e Meucci per intenderci. L’America Invents Act, la legge sui brevetti promossa da Obama, infatti, stabilisce che un’invenzione vada attribuita semplicemente a chi deposita per primo la richiesta all’ufficio brevetti, adeguandosi al sistema valido in tutto il mondo. La riforma però è entrata in vigore pochi giorni dopo le richieste ufficiali di Doudna, Charpentier e Zhang, che dunque verranno giudicati secondo la vecchia legge già pronta per la soffitta.