«Io sento tanti no e con i no non si va da nessuna parte. Questo decreto lo abbiamo costruito con le forze dell’ordine, i sindaci, le associazioni e gli avvocati. Se Di Maio è deluso mi faccia delle proposte». Nuova sceneggiata fra i due finti litiganti di governo. Dopo la bocciatura con sfottò del nuovo decreto sicurezza da parte di Luigi Di Maio («Non vorrei fosse l’ennesima iniziativa per coprire il caso Siri, non vedo niente di nuovo sui rimpatri») da Alessandria il vicepremier Matteo Salvini ribatte a brutto muso alludendo a sua volta agli insuccessi del collega.

«I numeri mi dicono che gli sbarchi sono calati del 90% e i reati diminuiti del 15%. Penso che se tutti i ministri portassero i risultati che ho portato io come ministro dell’Interno l’Italia sarebbe un Paese migliore». Salvini prova disperatamente a rilanciare il tema della sicurezza sperando che la Lega possa risalire nei sondaggi, che negli ultimi tempi segnano il passo. Ma per fare colpo su un elettorato sempre più assuefatto alle sue sparate, e al fallimento delle sue politiche, deve puntare molto in alto: multe a chi salva vite umane, sottrazione di poteri ad altri ministeri a favore del Viminale, commissario straordinario di governo.

MA IL PROGETTO, fin qui allo stato di prima bozza, non sta in piedi. I 5 stelle lo bocciano, ma senza spingere l’acceleratore contro le politiche di cui sono complici. Dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione scatta invece l’allarme rosso: le nuove sanzioni saranno a carico di chi soccorre i migranti ovvero chi adempie a «un dovere etico, giuridico e sociale», «si decide di portare la guerra agli esseri umani anche in acque internazionali sbeffeggiando le convenzioni internazionali in materia di ricerca e soccorso in mare».

MAGISTRATURA DEMOCRATICA definisce il nuovo testo «pericoloso e anticostituzionale». Oltre alla repressione delle Ong «colpisce la scelta di intervenire con decreto legge su norme del codice penale e del codice di procedura penale. Si tratta di interventi che sul piano sostanziale, evidentemente in assenza dei presupposti di urgenza, aumentano a dismisura la repressione di alcuni reati contro i pubblici ufficiali (anche l’oltraggio), soprattutto se posti in essere durante manifestazioni pubbliche, riportano in auge il Testo Unico di Pubblica sicurezza e arrivano pericolosamente a incidere sui diritti di manifestazione del dissenso in occasioni come manifestazioni, scioperi, riunioni pubbliche». E c’è anche altro: la nomina di un Commissario straordinario di governo, su proposta del ministro dell’Interno, «per eliminare l’arretrato relativo alle sentenze di condanne penale divenute irrevocabili» sarebbe «un ingerenza senza precedenti dell’esecutivo nel delicato settore dell’esecuzione penale».

Un pasticciaccio brutto, il secondo sul tema della sicurezza. Dall’opposizione il Pd non lo prende troppo sul serio. «È l’ultima pagliacciata della lite M5s-Lega per farsi i dispetti, e intanto il Paese soffre. Non verrà mai approvato», dice Nicola Zingaretti, «Assumessero più personale, aprissero i commissariati nei quartieri difficili, si impegnassero contro la criminalità organizzata». Molto più preoccupato il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: «Il leader leghista impaurito dalle inchieste sulla questione morale che coinvolgono il suo partito e infastidito per le critiche nei suoi confronti per i fallimenti di governo sta perdendo la testa».

MA IL PROBLEMA NON È solo il leader leghista, sottolinea Silvja Manzi, capolista di +Europa alle europee: «A due settimane dal voto, mentre nel Mediterraneo si continua a morire, nel governo ci si accapiglia anche sull’immigrazione: Salvini che inventa farneticanti decreti di stampo autoritario, e Di Maio che lo attacca sui rimpatri», la conclusione amara, «È il corto circuito del governo sovranista in cui i M5s sono responsabili quanto la Lega di scelte fallimentari e disumane».