Aumento del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro a partire da luglio che passa dallo 0,8% al 2% per un costo di 1,2 miliardi; anticipo del conguaglio e rivalutazione del 2% delle pensioni a partire dal 1° ottobre, tredicesima compresa, per assegni pari o inferiore ai 2.692 euro per un costo di 1,5 miliardi; bonus energia e sconto nelle bollette; sconto benzina fino al 20 settembre; incremento del fondo per la realizzazione delle Olimpiadi Milano-Cortina; aumento di capitale di 1 miliardo per salvare l’ex Ilva, estensione del bonus di 200 euro per i lavoratori dipendenti, introduzione della figura del «docente esperto», a cui andranno 5.650 euro in più.

SONO I PRINCIPALI contenuti del decreto «Aiuti bis» varato ieri dal governo Draghi. Vale circa 17 miliardi di euro che si aggiungono ai 35 miliardi già stanziati per affrontare il caro energia e l’emergenza salari esplosi a causa dell’aumento dell’inflazione e della policrisi in cui viviamo. In conferenza stampa Draghi ha ribadito che i quasi 50 miliardi stanziati nel corso degli ultimi mesi corrispondono a «tre finanziarie», sono stati ottenuti «senza aggiustamenti di bilancio e mantenendo gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito». Il provvedimento sarà all’esame del parlamento dal sei settembre. Fuori dal decreto legge «aiuti bis» è stato stanziato anche un miliardo di euro per il settore sanitario nazionale. Nel frattempo le Province hanno detto che senza gli stanziamenti per coprire il crollo delle entrate rischiano di non riuscire a garantire i servizi. In attesa della composizione del prossimo governo dopo le elezioni del 25 settembre Draghi non ha escluso il varo di probabili misure analoghe nelle prossime settimane.

L’AUMENTO del taglio al cuneo fiscale è stato una risposta alle critiche sferzanti di Cgil e Uil al governo. La prima con il segretario Maurizio Landini ha parlato di provvedimento «irrilevante». Ieri Draghi è apparso irritato e ha fatto notare che solo la Cisl ha evitato di fare emergere un «disappunto». «Non è vero quando si dice che si dà tutto alle imprese» ha aggiunto. Le misure del «decreto aiuti bis» sarebbero state «apprezzate da tutti, dai sindacati e dalle forze politiche». «Il Dl Aiuti è l’ultimo atto del governo senza confronto con il sindacato – ha risposto ieri mattina il segretario della Fiom-Cgil Michele De Palma – Il modello dovrebbe essere quello che c’è stato durante la pandemia, ma oggi davanti a una tempesta di dimensioni ancora più forti da un punto di vista economico e sociale purtroppo non c’è la stessa reazione».

«UN’ELEMOSINA». Così Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, ha definito il provvedimento. Secondo uno studio della Uil, pubblicato prima dell’annuncio di ieri, ha quantificato l’«elemosina» fatta ai dipendenti alle prese con la crisi del potere di acquisto. «Avrebbe un effetto irrilevante sui redditi dei lavoratori, in particolare per quelli con lavori discontinui o retribuzioni più basse». Con la decontribuzione pari all’1%, prosegue la Uil, un lavoratore con un reddito annuo lordo pari a 8 mila euro per le mensilità percepite da luglio a dicembre, spiega l’ufficio studi del sindacato, avrebbe un beneficio complessivo di 36,92 euro lordi, circa 6 euro lordi in più al mese. Nella fascia di reddito medio dei lavoratori dipendenti del settore privato, pari a circa 20.111 euro annue, il beneficio per il secondo semestre 2022 sarebbe di 92,82 euro lordi, 15,47 euro lordi mensili. Entro i 34.996 euro l’incremento mensile lordo si attesta a 26,92 euro. L’incremento complessivo per 6 mesi è pari a 161,52 euro. Queste cifre indicative potrebbero crescere di qualcosa. Se così fosse si passerebbe da aumenti lordi da 6 a 26 euro al mese, a qualche goccia in più. Comunque lordi. Sarebbe comunque confermata la limitatezza delle risorse a disposizione in una crisi che colpisce i salari. Draghi lo ha riconosciuto. «Il governo ha ritoccato un po’ il taglio del cuneo, ma i mezzi sono quelli che sono». Cioè pochi.

IL MINISTRO del lavoro Andrea Orlando ieri ha fatto sapere di avere chiesto un aumento degli importi, anche ai dottorandi, agli assegnisti di ricerca e ai lavoratori in pensione, ricorrendo alla tassazione degli extra-profitti realizzati nell’ultimo anno dalle imprese elettriche. Non sono state individuate condizioni tecniche ma Orlando ha assicurato che in sede di conversione proseguirà «nell’azione per individuare le risorse».

IL PROBLEMA dei 9 miliardi di euro di extra-gettito non pagati dalle imprese è un altro aspetto del problema della crisi che sta affrontando il governo. Draghi lo ha definito «intollerabile» e ha promesso nuovi interventi. «Abbiamo tempo per studiarli». Per ora è escluso un aumento dell’extra-gettito chiesto dai sindacati e dalle sinistre.