È di estremo interesse il corposo saggio pubblicato da Feltrinelli e scritto da Rupa Marya, professore di medicina interna all’università della California a San Francisco, e da Raj Patel, economista politico, intitolato Infiammazione. Medicina, conflitto, disuguaglianze (pp. 411, euro 25, traduzione di Giancarlo Carlotti). Secondo gli autori, all’origine della infiammazione vi sono fattori diversi di natura sociale, politica ed ecologica e il nostro stato fisiologico è condizionato da varianti sociali e ambientali.

PER RESTARE in un ambito biomedico, è estremamente interessante la correlazione che esiste tra infiammazione e tumori. Rudolf Virchow (1821-1902), professore di anatomia patologica nell’università di Würzburg, nel 1855 formulò il principio che «la cellula è realmente l’elemento morfologico ultimo di tutti i fenomeni vitali, così nel sano come nel malato, e da essa dipende ogni attività vitale». Sulla base di questo assunto, Virchow mise in evidenza per primo il ruolo critico che l’infiammazione svolge nella progressione dei tumori.
La difficoltà della comprensione di patologie come il cancro è attribuibile alla multifattorialità della malattia in quanto differenti elementi concorrono alla sua genesi. Emergono in maniera chiara alcuni fattori che sembrano essere alla base dello sviluppo dei tumori come l’infiammazione, il cui legame col cancro appare un elemento cruciale. Da un lato il tumore scatena una risposta infiammatoria, dall’altro proprio il contesto infiammatorio alimenta l’aggressività del tumore e la disseminazione delle metastasi. Le malattie infiammatorie croniche sono caratterizzate da un aumentato rischio di sviluppare il cancro negli organi interessati. Ben noto, inoltre, è il collegamento tra diabete tipo II, obesità e cancro, una relazione attribuibile anche in questo caso a meccanismi di natura infiammatoria.

IL MICROAMBIENTE tumorale può favorire o sfavorire la progressione del cancro a causa della presenza di cellule stromali, infiammatorie ed endoteliali. Così, i diversi microambienti tumorali contengono cellule infiammatorie e mediatori che possono essere considerati dei biomarcatori per la diagnosi precoce e lo sviluppo di strategie terapeutiche innovative. La stretta relazione tra cancro e infiammazione è documentata anche da numerosi studi sull’aspirina, uno dei farmaci antinfiammatori più comuni e diffusi.

TRA GLI APPROCCI più moderni e innovativi vi è quello legato all’applicazione di una metodologia di editing genetico attraverso la tecnologia Crisp/Cas-9. Jennifer Doudna (Nobel per la chimica nel 2020 con Emanuelle Charpentier per avere messo a punto questa tecnologia), e Samuel Sternberg, ricercatore presso il Dipartimento di biochimica e biofisica molecolare della Columbia University, hanno pubblicato Il futuro della vita. Come arriveremo a controllare l’evoluzione (Mondadori, pp. 305, euro 22, traduzione di Massimo Parizzi), che passa in rassegna tutti i risvolti applicativi di questa nuova tecnica.
Crispr/Cas-9 permette di silenziare un gene nella sua posizione normale lungo la sequenza del Dna, e questo consente di modificare in modo naturale sia i meccanismi di controllo dell’attività del gene stesso, sia quelli di comunicazione con l’ambiente circostante. La capacità del sistema Crispr/Cas-9 di editing genetico in una sequenza specifica, in sinergia alla disponibilità di informazioni genetiche sulle malattie umane, ha portato alla generazione di sistemi in vitro e in vivo che permettono la modellizzazione e lo studio funzionale di molte malattie genetiche complesse come il cancro. Tale tecnologia presenta le potenzialità per rivoluzionare la terapia delle malattie umane, come il cancro. Ad esempio, l’approccio Crispr/Cas-9 è stato impiegato su pazienti affetti da tumore al polmone metastatico. Le cellule immunitarie del sangue, prelevate dai pazienti, prima di essere re-infuse sono state modificate ex-vivo per silenziare un gene, con l’obiettivo di migliorare la risposta immunitaria delle cellule contro il cancro.